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Finché ce ne sarà

By Poesia 5 Comments

Oggi possiamo dirglielo,

a ’sto destino infame,

che noi non ci crediamo

che faccia tutto lui.

È solo un vagabondo,

che vive di espedienti

ben spesso millantando

poteri che non ha,

proprio come quei cani

che abbaiano fintando,

finché rimane chiuso

il cancello che protegge

la loro coda bassa,

un  segno biasimevole

di squallida viltà.

Crediamo appena al fatto

che l’esser messi al mondo

non sia soltanto un dono,

ma anche un forte rischio

di non provare gioie,

amori, feste e fasti,

ma stenti ed abbandono

e che per tutti quanti,

che siano re o bastardi,

la fine della strada

venga segnata sempre

dal marmo statuario,

o quello di Carrara,

o altra pietra o sasso

di bassa qualità.

Perciò, caro destino,

noi ce ne andiam cantando,

finché la voce in gola

non muore di stanchezza

e poi ricominciamo.

Giochiamo come bari,

vogliamo prender tutto

e farlo tutti i giorni,

o meglio a tutte l’ore.

Noi non ti lasceremo

tutti quei tempi morti

che l’ansia e la paura

sottraggono alla vita.

Noi siamo dei ribaldi,

pirati e masnadieri,

disposti a bere tutto,

purché ci sbronzi bene.

Ti sputeremo addosso

dall’alto eroico poggio,

che è anche il nostro abisso,

finché ce ne sarà…

 

 

I tiepidi giardini della mente

By Poesia 11 Comments

I giardini della mente.jpg

Più non ti parlerò, mio caro,

di quello che già sai

e che non si può cambiare,

ormai: Una stesa di carte

col matto e l’impiccato

e poi ci fu il bagatto

e tu che mi guardavi,

come da sempre fai.

Dei tiepidi giardini della mente

però ti voglio dire. Ai confini

di sogni e di speranze,

perciò quasi infiniti,

si stendono nei luoghi

del cuore e tu sai dove.

Proprio davanti a casa,

ma pensa che fortuna,

ci scorre un gran canale

con le pareti scure

profondo, d’acqua pura

che viene da nord est,

da dove è nato il nonno.

Oh come è grato agli occhi

per le sue fontanelle

e il guizzo delle carpe

che balzano felici

al suono immaginato

di musiche di Wagner!

E poi c’è il lungo viale

bordato dalle ortensie,

rosate, bianche e azzurre

che un giorno ho ereditato

assieme a tutto il resto

e va così lontano

che non avrò nemmeno

il tempo per seguirlo

là dove sta finendo,

forse sarà una piazza,

con un bel  pozzo in centro,

o un bornello grigio,

coi mestoli per bere…

E poi ci porta un ponte

all’erta collinare,

ai campi d’erbe incolte

a tratti colorati

dai piselli odorosi ,

così profumati e dolci

e buoni da annusare.

E poi ci sono i vasi,

disseminati ovunque,

e spesso troppo all’ombra

che devo sistemare

e quel castagno, a destra,

che cela il suo tesoro

di funghi mangerecci,

quelli di babbo Giorgio,

porcini e gallinacci.

C’è sempre un gran bel sole,

ma mite, campagnolo,

filtrato dalle fronde,

nel calmo meriggiare.

Tutto è così perfetto,

nella sua imperfezione,

a volte ridondante,

che mi trafigge dentro,

e fa colare il sangue

asprigno e così sincero

del ribes rosso o nero,

ai lati della mia bocca

e della tua che ascolti,

o mio paziente amore…

Clicca se vuoi vedere le carpe!

 

 

 

 

Piccola ballata dei seneci

By Poesia 3 Comments

seneci

Non mi riscalda

questa primavera…

Presto, datemi da bere!

Bere all’indietro

fino a quello ore,

quando i! mio sangue

si faceva miele,

la pelle chiara

spogliata del pudore,

la testa che ronzava

come un alveare

e da dentro il petto

rimbombava il cuore.

I tamburi, i tamburi,

i tamburi dell’amore,

la mollezza delle ossa

liquefatte di stupore,

gialli seneci ebbri,

recisi nel bicchiere.

Mezza minerale (amori di gioventù)

By Poesia 8 Comments

bottiglia

Rigurgita il verde già pregno

del breve stagno alluvionale…

Sento le prime rane a sera

già pazze d’amore cantare,

eppure marzo congela

gli orgiastici amplessi

nel rigore invernale.

Sul mio tavolo ordinato

come un chiaro altare

solo una mezza minerale,

acqua chiara e pura,

ma già morta di paura,

tranquillità emozionale.

Ah, poter tornare a bere

(e nuotare e gracidare)

là dove scorreva lenta

la mia torbidità vitale!

 

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