È come se
fossi rimasta
nel lungo corridoio
di graniglia
a cavalcare
il mio cavallo,
un baio,
sulle praterie
che non avevo
visto mai.
In quel tempo
ero un cow-boy…
È come se
fossi rimasta
nel lungo corridoio
di graniglia
a cavalcare
il mio cavallo,
un baio,
sulle praterie
che non avevo
visto mai.
In quel tempo
ero un cow-boy…
Come mi è caro accarezzarti i capelli
qui sulla duna dove ti trovo sdraiata,
mia primavera che torni! Aspra di mare
e povera ancora di splendidi orpelli.
Oggi voglio dirti una cosa:
Io sono morta tre volte, o avrei potuto,
per folgorazione, per crollo, per coma.
Ma, come te, sono tornata ogni volta.
Innamorate del cielo e del sole,
quello che amo di noi è la forza…
Non è che ci diciamo
grandi cose,
anzi, certe volte
tu leggi il giornale,
io no, perché la guerra
mi fa male.
Due macchiati tutti i giorni,
il nostro angolo al bar.
Siamo molto diversi, noi due,
io salato, tu dolce.
Poi, di comune accordo,
tentiamo la sorte:
un gratta e vinci
per continuare a sognare.
È amore questo?
Non diciamo parole,
dopo chissà quanti anni…
E un tempo, fu amore?
Ma che cosa ci importa?
L’aria è fresca, serena.
Facciamo due passi
lungo il mare…
Componendosi l’onda
cancella i tuoi viaggi
le tue scie, le tue mete,
Ancora un giorno
speziato di amaro
avanzi di sole
di sale dal mare
tingono un cielo
che sereno non è.
Nerbi grigi
di rorida bruma
schiocca il vento
a frustare il tramonto.
Geme il ceppo
arso dal tempo
dentro al fuoco
che brucia i miei giorni,
ma, se mi guardi
non vedi che questo:
sono una donna
che beve il suo tè.
Kiki è fuggita:
ha messo le ali
ha aperto la finestra
ed è volata via
fra la verdi vallate
che da bambina
già sognava.
Non sai chi è Kiki? Guardami negli occhi e cerca la mia anima…
Per quanto rosa fosse ieri il cielo,
oggi, amore, vedessi come piove…
Ah, che poco accorti siamo stati!
Là, sopra i bordi del sereno e l’oro,
dentro il ventre malato di un azzurro strano,
si dibatteva il mostro dal mantello nero
e noi due, la nostra giovinezza inerme insieme,
senza un pensiero al mondo ridevamo.
La mia disperazione
è grigia e solitaria:
una donna di pezza senza faccia
chiusa
in un polveroso confino
giallo ed arancione
sondato, a caso
da fasci di raggi
troppo luminosi.
Il suo silenzio dilaniato,
a caso,
da urla di sirene.
Vendimi soltanto
una notte più calma,
stabilisci il prezzo tu.
Vedo che nei tuoi sacchi
non hai molti semi di vita.
Io ti propongo: vendimi
una notte di sonno
per cinque dei miei giorni.
Inscatolando
sogni nei sogni
prigionieri noi stessi
delle nostre strutture
parliamo di libertà
come di un nostro possesso.
Finestre isolate,
prigioni di vetro,
ci mantengono vivi,
ma libero è il vento.
Commenti recenti