Mi potresti trovare
una cosa speciale
per fermare il mio cuore?
Hai mai visto un cavallo
scalpitare impazzito
quando è stato rinchiuso
e gli apri la stalla
e va fugge e galoppa,
non si può più fermare?
Così oggi è per me,
fino all’ultimo istante
e vorrei, te lo giuro,
continuare ad andare
fino a farmi scoppiare.
Sento dentro una voglia,
una smania infinita
senza nome né volto
che non riesco a saziare…
Aspettando in palude
un evento stupendo,
fenicottero stanco,
io consumo il mio tempo
nel salmastro confino
mentre migrano a stormi
da oriente a occidente
questi miseri giorni
e non cambia mai niente.
Quale colpa di madre
o mio orrendo delitto
mi ha legato le ali
perché mai io sfrecciassi
come lancia nel cielo
a ferirne l’azzurro?
Se chiudo gli occhi
fra il sonno nel buio
vedo onde d’argento
*incresparsi a creare
la spuma del mare
per poi scivolare,
avvolgersi e mutare
proponendo madrepore
conglomerate chiare
sul fondo abissale
e mi sento cambiare
e divento un gabbiano
e volo sul molo…
… vedo onde d’argento… (riprendi da *)
Dal gran fornice osceno,
partorisce i suoi mostri
il beffardo desino.
Premia a caso o punisce
senza merito o colpa
chi gli accoglie il puttino.
Non pensarci. Da adesso,
lascia scorrere i giorni…
Annaffiandoli d’’oro,
tutti questi dolori,
sai, la pioggia del tempo
li trasforma in ricordi,
in sospiri gli amori.
Quel tuo stancarti
*quando mi baci troppo
e ti manca il respiro
per l’ emozione.
Quello sguardo di bimbo
e il tuo canto
quando sei contento
e le dita sottili
delle tua mano
che stringe la mia,
ben più tozza.
La tua pelle tesa
e setosa, di te amo
ogni cosa: Quando
sei in cerca di sonno
e mi appoggi
la testa sul petto
e ti addormenti
e diventi pesante
e mi schiacci
e ti sveglio
e ti mando via
e tu te ne vai,
poi ritorni.
Amo che torni
e mi baci e ti stanchi.
Amo…
…quel tuo stancarti… (riprendi da *)
Amore mio scappiamo
tenendoci per mano.
Se vuoi, lasciamo tutto,
saltiamo insieme dentro
a quella dimensione
dove il mio tempo è tuo,
il mondo solo nostro,
dove le ore e i giorni
saranno cielo e mare
e i rossi dei tramonti
e andare, andare, andare
senza confini all’oltre.
Guardi queste vetrine
sventrate dai saldi,
e dalla tua voglia di cose.
Sai che non ti capisco,
però non ti abbandono,
tu compri le cinture
che mai ti cingeranno
col caldo di due mani
e fai i sorrisi sazi
come durante il sesso.
Sei col vestito nuovo,
ti guardi nello specchio,
la luce dei tuoi occhi
è quella dell’amore.
Violare il silenzio del cuore
fa quasi paura. Non sento
non penso, nulla mi trema
dentro. Non sto né male,
né bene, solo questo silenzio.
Di te così lontano nel tempo
non mi arriva più niente,
solo un senso ostinato
di freddo. Forse sei morto.
E non ho desideri, né sogni,
e non voglio partire, vedere
paesi nuovi, conoscere cose.
Mi sta bene la bolla di muco
rappreso che mi è nata intorno,
il nido per la stanchezza
di volere sempre. Tentacoli
di medusa mi spunteranno
o forse metamorficamente
sarò una tilllandsia e vivrò
d’aria cantando cantando…
Dopo le otto di mattina
la forza della luce
vince le persiane
ed allaga la soglia
della portafinestra,
in diurna alluvione.
Ho fatto molto tardi,
ma non mi voglio alzare,
il letto è circondato
dalle Everglades
(la Florida che temo)
e se poserò un piede
sul nudo pavimento
tutta la mia speranza
che porto dentro il cuore
sarà mangiata a morsi
dal vecchio alligatore.
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