Strane O di pioggia,
intrecci di paure
fra i miei capelli lisci,
meravigliati, assurdi
meteoropatici, stregati.
♥Auguro a tutti Buon Halloween!♥
Strane O di pioggia,
intrecci di paure
fra i miei capelli lisci,
meravigliati, assurdi
meteoropatici, stregati.
♥Auguro a tutti Buon Halloween!♥
Dervisci rotanti
di nuvole e sole
danzano in cielo
al suono del vento.
Danzami, amore,
sul cuore in tempesta,
rotea più svelto
ché voli la gonna.
Mio sacerdote
di mistici incanti ,
che senti il respiro
dell’intero universo,
rapiscimi in alto
in un vortice caldo,
confondimi i sensi,
smembrami tutta,
così che io lasci
per sempre i ricordi
e il grigio livore
di questi miei giorni,
portami là,
oltre i ritmi del tempo,
portami là,
dove trema la foglia,
portami là
dove gira l’Eterno.
Voglio comprare
dei ciclamini. Fare un bouquet
originale, su lenti di vetro
e acqua azzurrata
in un piccolo vaso
a forma di stella.
Già lo facevo
nei tempi passati
per stringere insieme
la terra ed il cielo
e a volte aggiungevo
una fiamma sottile,
forse il mio amore
che ancora non muore…
impasto con le mani
avvezze a fare. Ore
di forzata coercizione,
punizione esistenziale.
Lame nei polpacci
di incredulo dolore
e i cuscini a soffocarlo
sul divano esposto al sole.
Corpo inerte,
decontestualizzato,
come un decoupage
estratto da un bel quadro
e incollato sul niente.
Vascello alla deriva
nel mare delle ore lente.
Tu che rientri a casa,
roseo d’aria e di sole,
senti il sabato vicino
e racconti i tuoi progetti…
“Io domani ti farò i frollìni”
rispondo non a tono,
devo sembrarti matta,
ma mi posi un bacio
sulla guancia affranta,
sussurrando a fior di labbra
“Non importa amore!”
Che un figlio compia quarant’anni
sembra impossibile a una madre,
che si vede ancora intenta ad allattare.
Gli sorride quando passa a salutarla
e si stringe nelle spalle un po’ incurvate
per non sentire tutta la sua fretta
e la sua necessità di andare.
Gli legge gli occhi belli e troppo stanchi
e lo vorrebbe solo consolare
per tutte le promesse che gli ha fatto
quando lo teneva in braccio
per farlo addormentare,
e che la vita non volle mantenere.
E non gli annusa il collo,
come quando era bambino,
mentre si chiede dentro il cuore
se riconoscerebbe ancora al buio
quel suo grande cucciolo sbarbato
profumato, cortese ed elegante
che le illumina la casa quando arriva
e quando se ne va le lascia la speranza
di vederlo ancora ritornare.
Quante scarpette nella mia vita,
ora posate su questo scaffale,
così lontano dalla smania di andare…
Quelle marroni, con il fiocco di raso,
quasi correndo dal mio professore
arse nel rogo del primo amore,
quelle d’argento della festa da ballo,
col vestito verdino di seta moiré,
e il caro ingegnere più grande di me
che la bocca bambina non seppe baciare,
quelle sbagliate per prendere il mare
col biondo ragazzo dagli gli occhi nel cielo
e parole di ghiaccio per farmi morire,
quelle da sposa col tacco sottile
e il passo da donna, per andare lontano…
Ma ora non so, perché quelle che indosso
fanno il cammino del quotidiano,
forse il colore e persino la forma
diventano belle quando noi le smettiamo.
Tutte queste vetrine in frantumi,
ragnatele taglienti di sogni
infranti e il buco del sasso
nel mezzo: Furto con scasso
d’identità e di passato.
E noi manichini qua dentro,
col cuore di legno, smarriti
dietro agli occhi dipinti e truccati
e i genitali nemmeno accennati,
la bocca di lacca coi denti
da latte piccini, baci mai dati,
passioni annientate. In saldo
tutti i nostri ricordi. Non fuggiremo,
infilzati sul nostro trespolo
da streghe impalate, sanguinando
il nostro niente fra i crampi alle gambe
e crolleremo un giorno dissanguati,
fantasmi di colla tarli e cartapesta
dietro alle saracinesche sghembe
chiuse infine per sempre.
Geometrie da cortile,
minimalist squalor,
stile ed eccessi
di solitudine.
Intonaci grigi,
uno squillo di giallo,
un tubo che scende
e si porta laggiù.
L’orizzonte che stenta
fra ringhiere e camini ,
mentre un cielo di nebbia
si distende lassù.
E questo silenzio
di ovatta pesante,
il mio cerchio alla testa,
santità umana
di chi presto si desta
ed è senza virtù.
Commenti recenti