Luce accesa
Mi duole il cuore,
mano aperta sul petto
per dimostrare.
Un solo occhio aperto
mi guardi dubbioso,
ciclope irritante.
Dormire, dormire!
Luce spenta
Cataratte di ragnatele
ricoprono i vasti
soffitti della stanza
(quattro metri per quattro)
luce che filtra,
persiana bilenca,
occhi stanchi.
Ovunque pendono
funamboliche funi
e drappi di insonnia
per farmi scendere
da quest’ora infame
(le tre meno un quarto)
al non tempo del sonno,
ma adesso non posso.
Vorrei amarti ancóra,
ancorarmi alla boa
del tuo abbraccio possente.
Ma la tua schiena
mi sdraia contro
un silenzio indifferente.
Il tuo respiro parlato,
molto meno di un ronfo
e poco più di un sospiro,
si lega al mio fiato
così intimamente.
Catturo il tuo braccio inerte
e me lo drappeggio intorno
ancorandomi ancóra a te,
solo io consenziente.
Così non posso fuggire,
perché, se a volte il troppo
non sembra abbastanza,
certe notti ti accorgi
che il poco basta e avanza.
Luce naturale dell’alba
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