Dimmi quando arrivi a Roma
così ti posso pensare
in una cornice particolare.
Per me la presenza
è sapere, quando parti,
dove porti il mio cuore…
Dimmi quando arrivi a Roma
così ti posso pensare
in una cornice particolare.
Per me la presenza
è sapere, quando parti,
dove porti il mio cuore…
Una falce di fuoco
fa fieno nel cielo
mietendo le nubi
per farle appassire
e par che si muova
con un gesto lento
guidata da mani
di invisibile eterno.
Lontana stormisce
la voce del vento…
Lui è tornato,
il trombettista stonato
di besame mucho,
e ha ampliato il repertorio,
dopo un mese e passa
in cui era sparito.
Suona all’angolo di casa mia,
stasera a quest’ora,
che, col fuso orario
di questa mia città
indolente da sempre,
è l’ora dell’aperitivo
e non ci sono santi.
Chi allatta, allatta al bar
e c’è un asilo nido
sotto il tendone rosso
al freddo di novembre
ed è pure strappato.
Come il musicista
sgangherato
rattoppa brani alla rinfusa,
pescando fra i buchi
della memoria ubriaca,
così fa l’anima guasta
e cerca nel passato
qualcosa di diverso
dal dolore
e non lo trova.
E suona quasi a morto
la campana della chiesa,
ma non potrebbe
adeguarsi, dico io,
a questa nostra volontà
disperata di sperare,
adeguarsi al nostro ritmo
e festeggiare?
Nel cerchio delle tue braccia
c’è l’universo immenso.
Io ci sono dentro e splendo,
stella d’amore eterno.
Lo sfondo della mia immagine è una splendida e famosa foto dell’universo profondo,che abbiamo grazie al telescopio Hubble, prodigioso occhio aperto sul cosmo.
Di te
solo questo mi resta:
i sacchetti di ossa,
l’amatissimo teschio,
le tibie e i peroni
con le ossa del piede,
il tarso e il metatarso
e gli astragali, certo,
per giocarmi la vita
così come viene.
Se pensi di venire
ti bollo le patate…
Mi son svegliata presto
persino stamattina,
so che il purè ti piace
e un goccio di ruchè
il nostro rosso allegro,
ma è vuota la cantina.
Poi cuocio un bell’arrosto,
lo sai ti penso sempre,
sicuro che mi manchi
e tutti quegli odori
di vita e di cucina…
Continuo ad aspettarti,
se torni porta il vino!
Voglio andare al lago,
ritrovare l’amore
che lasciammo in quel letto,
avevo un gran mal di testa
e tanta voglia di affetto…
Lo facemmo lo stesso
per trovarci sfiniti
ricoperti di eterno
e ci parve infinito
un momento perfetto.
Straziata a lungo,
direi cardata,
da punte a uncino
di molti dolori,
come nei cardi
dei lanaioli,
sono più bella
di una sirena…
Almeno i capelli
sono sgarzati
e insieme a loro
tutti i pensieri…
Ma mi esce la gioia
senza ragione
da un buco nel cuore,
un’ emorragia
di compensazione
per quest’ultime ore
che furono lievi
e mi si trasfonde
un gelo nel sangue,
è solo paura
o premonizione?
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