Kiki è fuggita:
ha messo le ali
ha aperto la finestra
ed è volata via
fra la verdi vallate
che da bambina
già sognava.
Non sai chi è Kiki? Guardami negli occhi e cerca la mia anima…
Kiki è fuggita:
ha messo le ali
ha aperto la finestra
ed è volata via
fra la verdi vallate
che da bambina
già sognava.
Non sai chi è Kiki? Guardami negli occhi e cerca la mia anima…
La mia vera storia è,
se vi piace saperlo,
che non ce la faccio
a vedere sulla strada,
avviliti stanchi e lenti
laceri viandanti
sfiniti dai loro pianti,
quelli che io, contenta,
ho messo sul cammino.
Ma c’era il sole, un tempo,
o forse era un miraggio,
perché chiamassi al viaggio
quelli che più amo.
Ciao. Devo lasciarti
al tuo fragile destino.
Tu, farfalla visionaria
che in ogni goccia
di rugiada vedi Dio
e che non mangi
aspettando di volare.
Io. Accidente immerso
in un miscuglio di cibo
di fanghi di dolore
di sangue e di piacere
un fiume lento denso
che chiamo Vita ed amo…
Per quanto rosa fosse ieri il cielo,
oggi, amore, vedessi come piove…
Ah, che poco accorti siamo stati!
Là, sopra i bordi del sereno e l’oro,
dentro il ventre malato di un azzurro strano,
si dibatteva il mostro dal mantello nero
e noi due, la nostra giovinezza inerme insieme,
senza un pensiero al mondo ridevamo.
Poi arriva un anno
che sembrava come l’altro,
ma vivendolo ti accorgi
che ogni giorno
è un po’ più amaro,
greve, lacrimato, stento,
quello dopo ancora peggio.
Ogni tanto,
se ti è consentito farlo,
alzi gli occhi verso il cielo
e non trovi il caro luogo
dove custodivi il tempo
per far veri sogni grandi.
La mia disperazione
è grigia e solitaria:
una donna di pezza senza faccia
chiusa
in un polveroso confino
giallo ed arancione
sondato, a caso
da fasci di raggi
troppo luminosi.
Il suo silenzio dilaniato,
a caso,
da urla di sirene.
Vendimi soltanto
una notte più calma,
stabilisci il prezzo tu.
Vedo che nei tuoi sacchi
non hai molti semi di vita.
Io ti propongo: vendimi
una notte di sonno
per cinque dei miei giorni.
Inscatolando
sogni nei sogni
prigionieri noi stessi
delle nostre strutture
parliamo di libertà
come di un nostro possesso.
Finestre isolate,
prigioni di vetro,
ci mantengono vivi,
ma libero è il vento.
Non ne posso più
di come scorre la vita
dei pigolii di nido
di chi ha bisogno di me
e razzolare per vermi
e insettini
senza ascoltare
il richiamo dei cieli.
Crescete, vi prego,
miei nidiacei impigriti,
ché io possa volare.
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