Per appendere il porta spugne
in bagno, progetti e discussioni.
Intanto la casa nuova cresce,
si abitua ai nostri rumori
profumi e odori e la doccia
rugiadosa calda la sera ci cura
la nuda lenta stanchezza,
poi facciamo insieme il conto
degli scatoloni, che diminuiscono
mentre i mobili si riempiono..
e i cuori, i cuori…battono.
Quando fa brutto tempo
muto il color grigio pietra,
almeno nella parte di me
che sta molto dentro,
vicino al cuore di lava,
e gemito in rosso esondando.
E siccome non mi è concesso
manifestare la rabbia,
fingo di adattarmi,
irrigidisco la faccia
nel manifesto scontento,
rocciosa creatura di lava
scolpita dall’effusivo tormento.
L’amata città
già schiarisce a occidente
cluster di sole
(Tanta musica, oggi, per le orecchie del cuore…)
Piangeremo noi domani?
E questa avversa opacità
di nebbia che ci accieca
e ci spinge con la faccia
contro un muro, incapaci
di varcare finalmente
quella porta che si apriva
sul futuro,
sai dirmi se un fendente
di fortuna prima o poi
ce la diraderà
su un cielo più clemente?
Cari amici che mi seguite,
sto cambiando casa, anzi è proprio arrivato il tempo del trasloco. Per qualche giorno, sarò parecchio indaffarata e forse un po’ meno presente (ma non assente) qui e sui vostri blog, che ho sempre seguito con piacere e attenzione.
Silvia Cavalieri
Dicono che quando il tempo
passa da una stagione all’altra
chi di solito soffre il vivere a vita
senta ancora più forte il gravame
della sua lunga condanna a morte.
Io non so se sono malata, ma il vento,
quello lungo dei tre giorni di tormento,
che porta in grembo il mutamento,
mi scaglia l’anima sui cornicioni
e la sfida ad affacciarsi, poveretta,
alla profondità degli orizzonti.
Intanto fa fuggire dalla stia dorata
un’implume voglia di vittoria armata
e mi lascia vuota sola disperata.
Ance da funerale
appese lungo i rami,
arti protèsi, pròtesi
di prefiche cicale.
Addio, mia cara estate,
frinisce a morte il cuore,
seccato è un altro anno,
inganno della vita,
che prima mi innamora
e poi mi lascia sola.
Tiratemi fuori
dal mio mood di lattuga
che striscia di bava
il radicchio e la strada.
Malata da tanto
di un’astenia mucosa,
lenta, invischiata
nell’opacità dell’attesa,
se il sole risorto
tra poco mi scova
finirò disseccata
nell’erba più rada.
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