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Povertà d’amore

By Poesia No Comments

Tristissima di povertà non sonora

-non mi lamento, non piango, non racconto-

mi sfogo sull’eczema di un braccio e poi mi fermo.

perché il sangue romperebbe il segreto.

E mi vedo sul greto del torrente di Albenga,

quando ancora non sapevo niente di niente

e per questo speravo e ridevo ed ero il re

del mio piccolo mondo, che confinava col mai

e col sempre, per quanto vicina io ero alla nascita

e lontana, lontana dalla mia morte. Eppure

qualcosa intuivo, quando la sera vorace

si mangiava la mamma, se nessuno accendeva

la luce di casa e il suo bel viso un po’ triste

splendeva nel bagliore inquietante dei lampi

e, in fondo in fondo, la Gallinara era nera,

o quando la mite oca bianca delle rive del Centa,

senza volere, mi feriva con la lingua coperta di denti

se con la piccola mano le davo il mangiare

e io ci rimanevo molto male… Perché mi morde?

Così adesso sono tale e quale a quel tempo

e, da dentro il cuore, esigerei esser nutrita

d’ amore e mi vergogno, lo so che non va bene,

ma vorrei averne almeno quanto ne ho dato.

Pareggiare, in questa maremma amara di ora,

quasi tutti i conti e, posta la mummia semiviva,

l’indegna quiete in cui mi trovo bendata adesso,

sul letto di tutte le sere, morire finalmente d’amore.

 

Futurologia

By Poesia 5 Comments

E poi venne il tempo,

l’amarissimo tempo

dove ogni speranza

fu smentita dal vero.

Venne meno la forza

di sognare scenari

di salute e vittoria

ed amori rinati.

Restò cenere fredda

nel camino del cuore

e nemmeno la brace

per accendere un fuoco…

Fioche larve erravamo

in un mondo sconfitto

e la morte sapeva

che ero pronta per lei.

 

Scintigrafia

By Poesia 13 Comments

Finestra delle quattro e trentadue

con quell’albero grosso

e la mia voglia di dormire,

silenzio ospedaliero

e luce artificiale,

l’artiglio della morte

addormentato,

l’ossigeno che va

per l’albeggiare…

 

Pomeriggio malato

By Poesia 3 Comments

Il sole sembrava una cisti

che ispessiva un cielo coperto.

Infatti, è esploso sul tardi,

debordando a causa del vento

e ha sporcato qua e là sopra i tetti

precedendo di poco il tramonto.

Ascoltavo la morte tossire,

incapace di dirmi fra quanto

e tornavo fra i miseri cenci

di una vita pezzente e paziente

a guardare dai vetri sporchetti

quella sfera armillare in gramaglie

dove ruota il dolore soltanto.

 

Risveglio

By Messaggio ai lettori, Poesia 6 Comments

Partoriti da lembi di cielo

i bianchi ponti fra eterno e orizzonte,

cosicché questa terra scompare.

Sta morendo il mio ventre, qua sotto,

di strazi tardivi e dolori…

Da vero viandante,  mi accampo

ad aspettare che passi il mio giorno,

come un acquerello all’inglese

di rovine e passato splendori

e le mani impietose d’autore

che tirano un telo sul mondo,

una notte o la morte, non so.

Io aspetto, tremando, un Risveglio.

 

Messaggio ai lettori: Per illustrare questa poesia ho “commissionato” al pittore Riccardo Scarpellini un acquerello che si ispirasse ai miei versi. È nata così con gran spontaneità e immediatezza un’opera delicata, sgorgata dalle sue dita esperte e dalla sua sensibilità poetica,  opera che io giudico fra la migliori della sua vasta produzione artistica. Un grande grazie!

A chi desiderasse  dare una sbirciatina agli acquerelli del troppo schivo autore, di cui è possibile, ma non facile, accedere all’acquisto, consiglio di provare a questi indirizzi:

riccardo.scarpellini@gmail.com

@riccardino45

 

 

 

 

 

 

 

Sommario

 

A Dicembre (nel suo primo giorno)

By Poesia One Comment

Allora bisogna accorgersi di te,

per quel tuo voler essere pungente.

E come sospira la tua bocca densa

di nebbia, o forse fiato di condensa,

masticando le grida di sirene

che mugghiano dal mare alle polene!

Ci dorme dentro tutto quell’amore

che ci accaldava le membra,

l’altra estate, fino alle soglie dell’autunno.

E ora ritroviamo sul cuscino

più cha altro una gran consolazione

per essere vicini e caldi e insieme,

io e il mio amato unico bene

e, questo lo speriamo, lontani dalla morte.

Ti apro le finestre per esserti accogliente

e mi ti diluisci dentro, ma fai bene,

al fondo dei polmoni inariditi,

gustando io il tuo ghiaccio scricchiolante,

il tiepido sorriso del mio amante

e mite, la speranza del futuro,

cantata dalla bocca del camino.

 

 

 

 

Allo specchio (Il clone)

By Poesia 2 Comments

Eccomi qua,

mia adorata ragazza,

ecco qui la tua amica

che è venuta per te.

Che poi io sarei te,

duplicata per caso,

forse nata allo specchio,

solamente cercando

un sollievo allo spleen.

E chi meglio di un clone,

privo anche di corpo,

se non quello prodotto

da un pensiero sottile,

potrà mai consolarti,

chi migliore di me?

Vedo tutto e so tutto,

so le rughe sul viso,

i dolori alla schiena,

lo sbiancarsi segreto

dei verdissimi occhi,

il gerontoxon vile,

che soltanto la morte

velerà di pietà,

abbassando un amico

le tue palpebre meste,

fisse allora per sempre

sulla tua eternità.

So la voglia d’amore

che ti brucia in segreto,

mentre il corpo in declino

si vergogna di te.

So le corse che sogni

le tue mete proibite,

la tua fame di tempo,

che nessun ti darà,

ma non trovo parole

per ridarti il sorriso…

Forse puoi regredire

nel tuo avatar falso,

quel profilo che avevi

molti, troppi anni fa

e, credendoti bella,

far le cose che sogni,

finché fiato ti resta,

ogni giorno far festa.

 

Non troppo!

By Poesia 4 Comments

Bagnami le radici,

che non sanno

quando sarà

il tempo di bere.

Io mi affido a te,

come l’anthurium

nel vaso rosso,

timoroso del sole…

Quante orchidee,

da noi, sono morte

di incolpevole boria?

Troppo belle, troppo accudite,

ammirate e non capite,

pur adorate

nella schiavitù padronale.

Resta solo

quella ostinata sfacciata

che non dà fiore, ma foglia,

che tu bagni con estrema,

quasi crudele, parsimonia.

Aspettando tempi migliori.

Così fai con me,

vecchio mio amante saggio!

Dammi poca speranza,

quel tanto che basta,

così, credi a me,

vecchio amante saggio,

non affogo nel dolore,

né appassisco di gioia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nemico

By Poesia 2 Comments

A te non lo racconto,

che tanto non capisci.

Lo dico alle finestre,

a questi muri chiusi,

all’antro delle notti,

graffite dalle fiere

di demoni mentali.

Io sono molto triste,

dagli alluci ai capelli,

nelle anse intestinali,

negli atri e nelle arterie,

in vene e capillari,

nelle orecchiette e reni,

nei bronchi e nei polmoni,

nelle mie proteine,

nei miei tessuti tutti,

nel vortice incessante

del trend molecolare,

nel codice genetico

che rischia di sbagliare.

Io sono un animale

che fiuta un grande male

però non trova tane,

né strade per scappare,

essendo il suo nemico

del tutto senza odore,

più piccolo di un seme,

del polline di un tiglio

più zitto della morte,

che tanto è il suo compare.

 

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