Strano avere il cuore chiuso
a primavera e oppresso
come se non ci fosse più
colore. Invece tutto appare
pronto. Nelle schiarite in cielo
stride un viavai di rondini,
da qualche giorno almeno,
anche il mio corpo è sveglio
o ha smesso infine di tremare.
Eppure non mi adorna quel riflesso,
il tremulo chiarore della pace,
e la mia voce gracida nel vento
patetiche mimesi dell’amore,
vorrei ardere di trepide parole,
ma riesco appena ad essere
CORDIALE. E la mia fonte, sai,
così segreta, che abbeverava
te soltanto e la tua anima
assetata, io credo sia del tutto
inaridita e non esista più per noi
la chiara risorgiva aurata,
che il sole all’alba incoronava,
dell’acqua prodigiosa della vita.
Ho un carico di sonno
e lo porto in bilico
sopra la testa
e mi pesa e mi pesa
verso la fronte
così che pian piano
mi fa chiudere gli occhi.
Però non si può,
dormire, dicevo,
perché è fuori orario,
e così non si fa.
Mi riaccomodo il cercine
d’intrecciata pazienza,
sterpi e lembi di sogni,
poi la grande stanchezza,
in perfetto equilibrio,
per non farla cadere
e, aspettando la notte,
mi rimetto in cammino,
con il collo ben dritto,
a sbirciare la meta,
oltre un monte lontano…
Un piccolo scorcio,
un punto di vista,
lo sai, quando una strada
si arrampica lungo un crinale
e poi dopo una curva ti fermi
e ti pare di poter vedere da lì
tutto il resto del mondo?
E c’è vento e c’è il sole
e se solo ti sporgessi
sai che potresti volare
però un poco hai paura,
anche di guardare?
Teso intanto è il giro
di un’aquila sulla tua testa
l’ala quasi ti sfiora,
così vicina alla vetta
e sai che è una mattina
perfetta e che niente
di così grande e potente
potrà mai ritornare,
riesci a immaginare?
Ecco, così è stato quel giorno
pazza incosciente
profeticamente
ho iniziato il futuro
senza sapere niente…
Curami la tristezza
strappami via dal corpo
quest’anemia della sera
che mi aderisce alla pelle
seducendomi il cuore.
Dammi amore la forza
di ritrovare in cielo le stelle
di essere fiore danzante
ala di rossa farfalla
spruzzata di polvere nera
anthurium già colto reciso
anima non più prigioniera…
È stato dolcissimo
sognarti stanotte…
Assopita nell’acqua,
nella mia vecchia vasca
sono stata svegliata
dal tuo cauto accudirmi,
mi asciugavi la schiena,
con un lieve massaggio,
come se già sapessi
che io stavo tremando.
Con un gran telo bianco
mi negavi agli sguardi,
era un sogno affollato
con la gente lì intorno.
E poi mi baciavi
quasi fossi un fratello,
non lo eri per niente:
La mia bocca stupita
lo sapeva sfiorando
quell’asprigno sapore
del tuo fiato agitato,
come more nel sole
con il sangue sui rovi
e noi due là, nel prato.
Voglio dirti una cosa:
Fino ad oggi, al risveglio
non sapevo, ragazzo,
di averti già amato,
noi, divisi dal tempo,
tu, ridente, all’aurora,
io, già volta al tramonto,
parlavamo in quei giorni,
parlavamo soltanto…
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