Sembrano mani
queste alghe palustri,
giochi di bambino
in un bianco lavandino,
baluginando a sera
ricordi e proiezioni
di ombre del passato
a assorbimento lento,
un filtro di memoria
in questo gran silenzio.
Sembrano mani
queste alghe palustri,
giochi di bambino
in un bianco lavandino,
baluginando a sera
ricordi e proiezioni
di ombre del passato
a assorbimento lento,
un filtro di memoria
in questo gran silenzio.
E poi venne il tempo,
l’amarissimo tempo
dove ogni speranza
fu smentita dal vero.
Venne meno la forza
di sognare scenari
di salute e vittoria
ed amori rinati.
Restò cenere fredda
nel camino del cuore
e nemmeno la brace
per accendere un fuoco…
Fioche larve erravamo
in un mondo sconfitto
e la morte sapeva
che ero pronta per lei.
Disdicevole sera
così grave di pioggia
da sembrare una fiera
dilaniata dal parto
su un giaciglio di nembi
ogni ora più neri.
Disdicevole sera
dei miei foschi pensieri
dopo un giorno di diagnosi
e sofismi accademici
di dottori golosi,
come mosche sul miele,
di prelievi venosi.
Disdicevole sera
dei ricordi più dolci
quando il sangue era sangue,
capriole nel cuore,
e l’amore era vita,
ah, l’amore, l’amore…
I miei chiari capelli
sono molto più sani,
scendon folti e setosi
sulle spalle incurvate
da trascorsi tediosi
e le unghie graziose
mi ricrescono a vista
sulle dita invecchiate
da passaggi di artrosi,
la mia pelle si tende,
si fa liscia e sottile,
io mi guardo allo specchio
e la ruga non c’è,
ma il respiro si affanna
e l’ossigeno arriva
a nutrire i polmoni.
Poi si attarda a far belle
altre parti di me.
Nel caso non lo aveste mai incontrato, vi presento Ugo, l’avventuroso pesciolino che nuotava nel mio presepio subacqueo di qualche Natale fa. Ma come farà a cacciarsi in acquari così particolari?
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