Un’elemosina d’estate
per una mendicante del tempo
fra questi rovi incendiati
dall’infuriare del vento,
la salamoia del pianto
e i voli neri radenti
di cormorani affamati.
Un’elemosina d’estate
per una mendicante del tempo
fra questi rovi incendiati
dall’infuriare del vento,
la salamoia del pianto
e i voli neri radenti
di cormorani affamati.
Finalmente hanno spento
il lampione. inesorabile occhio
insonne della notte.
Così io potrò vedere
l’alba, timida di intenso
pallore, ancor bambina,
non come l’aurora,
che tra poco si mostra,
così priva d pudore,
oro, porpora e viola.
E scoprire un dipanarsi
d’azzurro sui muri delle case,
spiando dalle saracinesche
semichiuse per non svegliare
quel che dei sogni rimane
fra le ciglia tue deluse.
E vorrei correre alla torre
in ebbrezza di avventura
e urlare, urlare al mare…
Condizioni non brillanti
e eventi contingenti
sono la stoppa intorno
a un tubo un po’ rotto,
il mio vizio di raccontare
anche quando non posso.
Così parlo di meno, ancor meno
io canto, mantengo soltanto
quel niente di flusso
che è un po’ il mio respiro,
mi vive ed io vivo…
Tutto qui. Questo è quanto.
Chi ha ferito Kundalini?
Ora la mia schiena è quasi morta,
e il bel serpente addormentato e fiero
che conteneva le spire nel mio corpo
giace ora fra orribili spasmi,
prigioniero d’un giogo di ferro,
umiliato l’anelito eterno…
Bello che il cielo
entri a quest’ora
a azzurrare la stanza
e non sai se sia ombra
o colore, o luce più densa
e respiri l’immenso
da dentro, scomparendo
pareti, soffitto, pavimento
e tu dolcemente fluttuando,
pensiero fra i pensieri
della mente condivisa
con l’intero universo…
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