Ho sempre immaginato
la mia casa
come un gazebo
per tutte le stagioni,
ma quando si fa sera
mi stringe la paura
come un serto di spine
al cuore e ai polsi,
né più mi piace
questo mio stanziale
accanimento
in vani sogni e versi…
Ho sempre immaginato
la mia casa
come un gazebo
per tutte le stagioni,
ma quando si fa sera
mi stringe la paura
come un serto di spine
al cuore e ai polsi,
né più mi piace
questo mio stanziale
accanimento
in vani sogni e versi…
Stamattina c’è una luce azzurrina
che gioca coi raggi di sole
e incorona le pietre di strada,
le torri, la gente, le case.
Somiglia alla luce dei sogni
dove, destrutturando gli anni,
sfilaccio parti di me dal passato
per crearmi creatura fatata.
Sto per amare e con voce da elfo
ne canto l’incanto. Non odi?
Fosti tu il ragazzo al mio fianco…
Tu, bella bambina,
da tanti anni in vetrina
guardi da dentro
la pioggia, il sole
ed il vento, i sogni
fuggire, i passanti
passare, la vita finire.
Sai quelle madonnine
sublimemente azzurre
col cuore rosso esposto
come un’autopsia,
senza dramma nel dramma,
perché intanto sorridono
per non mostrarsi afflitte
dalle mortali ferite del figlio,
dispensando coraggio?
Ecco la mia empatia.
Oggi vorrei
la calma piatta
di un canale,
scolmatore lento
di ogni eccesso
dentro il mare.
Ortensia,
l’unica a fiorire ancora
e tu, povero cuore mio,
con i bei corimbi viola…
Se vi avanza un po’ d’amore,
come il polline ai pini in primavera,
che è così abbondante
da sembrare polvere di zolfo
di miniera
e che potrebbe fecondare
persino l’asfalto del tuo andare,
se gli si desse tempo e acqua
e un po’ di quiete vera…
Se vi avanza un po’ d’amore, gente,
scuotete i vostri rami al vento,
e, come fanno i pini, condividete!
Avreste potuto
capirlo,
ero a portata
di sguardi,
la mia anima essendo
a giacere
nei miei versi.
Tranquilli,
non mi tolgo
la vita,
essendo io defunta
prematuramente
per asfissia
e viva
di respiro
in apparenza…
Ma come mai
mi s’invischia il corpo
nella pania
di nuovi dolori
e nell’estate
nemmeno sbocciata
scaglia il cielo
sassaiole di ghiaccio
prendendo di mira
quel che resta
del cuore?
Del mio armageddon
sono piccole prove…
Mi piacerebbe avere
quel castello nel cuore
di cui parlo tanto
nei miei ovvi deliri.
La mia casa è nel vento
per cupo destino
e nulla io stringo,
né posso godere
in affanno ramingo.
È già ora di andare…
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