Quando l’universo
avrà finito il tempo
e il dio ritornerà perfetto
rientrando in se stesso
mi fonderò con te
come non hai provato,
fuoco nel fuoco
fuori, intorno e dentro
e il nulla avrà un suo senso
dopo.
Quando l’universo
avrà finito il tempo
e il dio ritornerà perfetto
rientrando in se stesso
mi fonderò con te
come non hai provato,
fuoco nel fuoco
fuori, intorno e dentro
e il nulla avrà un suo senso
dopo.
Mobile cuore
nella semisfera chiara
fragile ostaggio
nell’etenità del cielo,
mobile cielo
di grandi nubi bianche
lente rotanti
in vertigine creativa,
mobili occhi
feriti dalla luce,
mobili onde
nel mormorio del mare
canto salato stanco,
pianto.
Aspettavamo il tempo dell’Ofiuco,
favoleggiando sul tredicesimo mese.
Placidamente noiosa, la notte di Parigi
ci accoglieva, senza alleviarci il cuore,
né le belle cose che ci affannavamo a comperare
levavano il vuoto, la paura, il dolore.
Molto più tardi, centellinavamo il piacere
in sottili perlage di lussuria, come fosse champagne.
Piacevolmente, come fosse caviale,
masticavamo le perle dei nostri giorni francesi.
Ma neanche quell’anno, mon amour, amore,
per quanto ci ostinassimo a sognare,
riuscimmo a piegare l’ellissi del mondo
o la curva del tempo al nostro volere.
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