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Mattutino

By Poesia No Comments

Un mattutino

cantato dal vento

che porta da occaso

rotolii di campane

mentre io giaccio ancora

in difetto di sonno

con la testa percorsa

da un bel trillo di squilla,

il registro ad ancia

di un gran mal di capo,

solennità d’organo

del mio corpo sdraiato

e mi chiedo nel buio

come sia questo giorno,

se sia il sole a segnarlo,

di speranze tardive

infiorando le ore

di un ottobre piovoso,

o se invece la pioggia,

trattenuta nel grembo

ed alfin partorita,

darà vita ai miei mostri

e al veleno dei funghi

sotto i piedi sgualciti

dall’andare per boschi…

 

 

 

 

 

 

 

 

Discesa agli inferi

By Poesia 10 Comments

L’alba tarda

in cucina

ogni giorno di più.

Mi fa male al cuore

aprire le tende

e non vederla più,

al suo posto la notte

è sdraiata sui tetti.

Fra sei minuti, lo so,

alle sette e zero sei,

ritornerebbe,

e il sole con lei,

se però non piovesse

nel grigio uniforme

di un cielo irreale.

Fra poche ore

sarà l’equinozio,

il tempo si adegua

e rotola il tuono,

come se fosse

campana del duomo.

Durerà il giorno

quel tanto che deve,

dodici ore o poco di più.

C’è un mesto colore,

il piombo d’autunno

e mesto è l’odore

di marcio del tiglio

e poi da domani

il giorno si scorcia,

Persefone sposa

va sempre più giù…

Auguro a tutti un felicissimo Autunno!

 

 

L’odore delle stagioni

By Senza categoria 2 Comments

Già assaporo nell’aria

con il mio naso saccente

qualche sentore d’autunno

e poco capisco l’insistenza del tiglio,

la persistenza mentale dell’odore,

come se il mio cuore battesse

il tempo di giugno e il suo sole.

Lo chiamano rimpianto, ma io no,

quest’anno è stato tutto così uguale

e, per certi versi, brutale. Addio lembi

di estate sdraiata sul mare,

lacerata a sangue dalle unghie

di un vorace dolore, il boia

delle mie ore! Quindi anche l’onda,

col suo trasparente chiarore,

mi rimanda l’olfattiva memoria

algale del nascere e del partorire,

pur nell’ostinata asciuttura

di queste mie misere ore. E respiro,

avidamente respiro anche la neve,

dell’immortale ghiacciaio

che il vento iemale risveglia

in bianche fumate di gelo.

Bellissimo peraltro l’umidore,

senza quasi rumore né odore,

del prossimo inverno a venire.

 

Amami forte

By Poesia No Comments

Amami forte

come un uragano,

scuotimi tutta,

ch’io mi senta viva,

non lasciar scampo

alla mia fuga

e, quando suoneranno

cupe le campane,

sarà per la tua furia

che incresperà la terra

e la farà tremare verga

a verga e sarò infine tua

in quell’ora d’alleluja,

quando s’incendia il cielo,

si curva il prato al vento,

si inarca tutto il corpo

e poi pian piano muore

mentre si spegne il sole.

 

Addio borgo

By Poesia No Comments

Addio borgo

d’un’estate strana

strappata a un corpo

poco accomodante,

addio vacanza

delirante, addio scala

di una fatica esibita

alla curiosità impietosa

della gente, addio mare

che lavavi l’amaro

con il sale, addio sole,

addio cigolio tremolante

del sartiame del mio cuore

così felice, in fondo,

di salpare.

Nota:  Ho illustrato questa mia poesia con uno sketch di Riccardo Scarpellini

 

Malattia

By Poesia One Comment

Quando la sera ormai

scioglie i miei nodi in pianto,

credendo di curarmi

e non lo fa, io piango.

Forse sarà il mio fianco

a darmi tanta pena,

come chi sta gridando

per la sua libertà.

Lontana è la speranza

quando, concluso il giorno,

nulla è mutato ancora,

con le catene addosso

e il sole se ne va…

 

Avevo sedici anni (ballata popolare)

By Poesia 2 Comments

Ero bella, malata,

bianca, splendente,

quando segretamente

caddi innamorata.

di un uomo assai più grande.

Fu allor che mia sorella

prese a desiderare

un cane ardentemente.

Mia madre lo negava,

mio padre, conciliante,

fece apparire in casa

quattro pappagallini

Non fu la stessa cosa.

Li nutrivamo a turno

con semi piccolini.

Quei carcerati, alati,

di certo disperati

mai vollero cantare.

Vicino alla finestra,

al di qua della gabbia,

anch’io guardavo il cielo,

fingendomi in prigione

e forse già lo ero,

languendo di dolore

invece di volare.

Dei poveri uccellini,

ci fu chi prese un male

e non potè guarire,

chi, coraggiosamente,

prese la via del sole,

non volle più tornare.

Romeo rimase solo

e prese a gorgheggiare

per un intero giorno

e poi morì d’amore.

Io, molto lentamente,

volli dimenticare,

piano guarì il mio corpo,

e, mai del tutto, il cuore.

Ora son qui che vivo

e vivo gorgheggiando.

 

Tempi diversi

By Poesia No Comments

C’è chi ha tempi diversi,

mentre il giorno è già alto

e la strada garrisce

con le rondini in cielo

di saluti e di voci:

La fermata del bus,

la posta, il mercato

con la coda ondulata

di troppe formiche…

(E che il gaudio di oggi

non diventi dolore!)

C’è chi resta nel letto,

soltanto a ascoltare,

c’è chi i timidi passi

può portare in terrazza

e pian piano si affaccia

e può anche guardare.

C’è chi aspetta il domani,

e sa già di guarire,

e per questo sorride,

c’è chi ha tempi più incerti

e può appena sperare,

c’è chi ha il lutto nel cuore

e, parlando all’amato,

come avendolo al fianco,

con le lacrime agli occhi,

gli sussurra in un soffio:

“Guarda, amore, c’è il sole!”

 

Lockdown – Maggio in terrazza

By Poesia 3 Comments

Tra poco imbiondirà Maggio

sulle colline di Siena.

Andavo sempre a vederlo

e adesso son qui che ci penso.

Se chiudo gli occhi lo sogno,

coperto dal morbido manto,

splendente di oro e di rosso,

di sole, papaveri e grano.

 

Lockdown – Tramonto a Livorno

By Poesia No Comments

Continuerà il sole il suo lento cammino

inesorabilmente verso l’ occaso

dietro la piazza, prendendo, non visto,

la strada del mare. Io lo so bene,

però non lo scorgo dalla terrazza

all’ultimo piano di questo quartiere.

Vicino al cantiere, all’inizio del viale,

c’è un piccolo approdo di scogli e di rena.

Prenderà la sua barca, nascosta a ridosso

di tamerici e palme straniere.

Remando, remando, tingerà l’acqua

del mistico oro delle sue braccia.

A mille remate dalla Bellana,

si tufferà svelto, levandosi il manto

di porpora fine, gettando uno sguardo,

velato di verde, al mondo serale.

E, inabissato in un luogo profondo,

sprofonderà nel suo sonno regale.

 

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