Mi pare di vederti, lì affacciata,
alla finestra aperta sulla vita.
Vive la tua pelle di carezze
e il vento questa sera passerà,
alitando un soffio caldo
sulla tua bianca pelle,
il passato nel futuro muterà.
“Ancora amore, Mida, ancora
ti doneranno presto queste stelle!”
cantano i grilli dai trifogli in fiore
di buona sorte profeti e dispensieri.
Nella cornice bianca sulla notte nera
chi passa non ti vede, ma ti sente,
come un enorme battito di cuore
e forse chi ha fortuna percepisce
dei tuoi capelli biondi il timido bagliore.
Ma ti ricordi, cara Mida, questa sera,
com’era bello il nostro antico mare,
dove la notte su pattini d’argento
incideva fantastici sentieri
e scintillava di stelle l’orizzonte
e lontane danzavan le lampare?
Canta per me quella canzone vecchia,
che parla della luna e di perduti amori,
e fai la voce scura e passionale,
così ch’io ascolti e finalmente pianga
su quello che non può più ritornare.
Saltando così, da un giorno all’altro,
arrivo all’ultima domenica,
il cortile è vuoto intorno,
ride di me la luna.
Un cielo color alba
si riversa dai tetti
nella mia cucina.
Talmente denso
è l’azzurro
che parrebbe il segno
di un pennello intinto
in un’acquasantiera
divina.
E la luna, oh la luna
quanto mi delizia
prima di sparire
nel’ anonimo pallore
di una giornata
di sole!
Io non ho la forza,
non sempre, almeno,
di gioire malgrado me
e quegli uccelli neri
nel nido del mio cuore,
ma oggi mi avvinghio
all’ascesa del sole
e a Stonehenge
mi faccio trasportare.
Qui la druidica fronte
mi farò ferire
dal raggio
della trilitica porta
nella sua gloria
perpendicolare.
Alba del solstizio d’estate, 21 Giugno 2019
Colpi di luna
sui miei capelli chiari,
tu che mi menti:
“Sei sempre più bionda!”
Io ti rispondo:
“Sarà questo sole…”
passeggiando, noi due,
sul viale delle acacie,
freddo per la stagione.
Il tempo, intanto,
ci ghermisce
come foglie morte.
Il cammino sospeso
di un terrazzo
al quarto piano.
Dalla parte del mercato
un De Chirico in città,
dalla parte del.cielo
i pianeti, le stelle,
la mutevole luna
se sereno sarà.
Io, polena stupita
che mi sporgo dall’angolo
in favore di vento
sul futuro che verrà.
Oh, com’è gradito
in quest’alba
di cuscini freddi
ricercare in cielo
le strisce dorate
del nascente sole
e suggere speranze
da scenari d’illusione,
resi inquieti tuttavia
dal persistere mesto
di un’erosa luna!
Una falce di fuoco
fa fieno nel cielo
mietendo le nubi
per farle appassire
e par che si muova
con un gesto lento
guidata da mani
di invisibile eterno.
Lontana stormisce
la voce del vento…
Luna velata
mia povera bambola
tempo del pianto
Dedicato a una bambola di cinquant’anni, all’autunno dell’anno, all’autunno della vita
Foto della bambola Simona, di Furga, presa dal Web e da me rielaborata
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