Svegliandomi al borgo
del sole mi accorgo.
Mangiando ti porgo
del pane di sorgo.
Dal ponte mi sporgo
e cado nel gorgo
del fiume che scorgo.
Poi muoio e risorgo.
Svegliandomi al borgo
del sole mi accorgo.
Mangiando ti porgo
del pane di sorgo.
Dal ponte mi sporgo
e cado nel gorgo
del fiume che scorgo.
Poi muoio e risorgo.
Nel sogno del mare
c’è sempre il tramonto
che confonde lo sguardo
e non sai dove andare.
Ci sono le barche
a filo dell’acqua
e incursioni improvvise
di onde inattese
e il nero del fondo
di un gorgo profondo
si spezza nei guizzi
di bagliori di sole
che sembrano vivi
e li vorresti pescare.
E poi c’è il mio cuore
che approda alle secche
e non può più tornare
e mai che nell’acqua
io mi senta abbracciare…
Con la voce di plastica
ripetevo perché,
con il fiato già amaro
generavo nel cielo
angosciati polimeri,
doppi, tripli perché.
Tutto nudo sui prati
c’era Maggio in calore,
fecondava la terra
che fremeva di fiori.
Se lo avessi imitato,
se ti avessi baciato!
Dentro al gorgo profondo
di un dolore anecoico
ascoltavo il mio sangue:
Martellava perché,
ripetevo perché.
Arrivò la risposta,
oggettino tagliente:
“Tu sei troppo perfetta,
tu sei troppo per me.”
Il silenzio compatto
generò nebbie insane.
Forse Maggio fuggiva
per paura di noi…
Tutto gira…
labirinti concentrici
infiniti mosaici
di tessere infinite
che percorro di notte.
Di notte tutto gira.
La tartaruga
che regge il mondo
sul carapace
corre impazzita,
le droghe vegetali, forse,
il loto,
per sopportare la fatica.
L’improbabile alchimista
che ha creato l’universo
mi spara nella mente
una risata privata.
Si diverte con me,
perché non sono banale.
Mi rimbomba la testa,
tutto gira.
La nudità primordiale
non è un peccato.
Spogliamoci e parliamo,
tranquille parole.
Se vuoi, dopo, faremo l’amore,
sdraiàti sull’orlo
del mio gorgo autodistrutttivo.
Dopotutto siamo creatori,
piccoli dei,
garanti del dio maggiore.
Non pensarci, adesso…
di notte tutto gira.
Rotolando fra i pensieri insonni,
offerta il petto alla notte
che mi dilania
e trascinata dentro il gorgo
di un oblio selvaggio
non privo di abbandono,
giù, giù, sempre più giù,
ridendo di dolore,
oltre i confini della mente
oltre la ragione…
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