Scorre poco,
come acqua di canale,
più che la vita, la speranza
in fondo al cuore.
Sedimenta intanto
il colore del rimpianto
odorando intenso
della libertà del mare.
Un occhio di stella
arrugginisce intorno
sospirando turchese
denso.
Scorre poco,
come acqua di canale,
più che la vita, la speranza
in fondo al cuore.
Sedimenta intanto
il colore del rimpianto
odorando intenso
della libertà del mare.
Un occhio di stella
arrugginisce intorno
sospirando turchese
denso.
Più non ti parlerò, mio caro,
di quello che già sai
e che non si può cambiare,
ormai: Una stesa di carte
col matto e l’impiccato
e poi ci fu il bagatto
e tu che mi guardavi,
come da sempre fai.
Dei tiepidi giardini della mente
però ti voglio dire. Ai confini
di sogni e di speranze,
perciò quasi infiniti,
si stendono nei luoghi
del cuore e tu sai dove.
Proprio davanti a casa,
ma pensa che fortuna,
ci scorre un gran canale
con le pareti scure
profondo, d’acqua pura
che viene da nord est,
da dove è nato il nonno.
Oh come è grato agli occhi
per le sue fontanelle
e il guizzo delle carpe
che balzano felici
al suono immaginato
di musiche di Wagner!
E poi c’è il lungo viale
bordato dalle ortensie,
rosate, bianche e azzurre
che un giorno ho ereditato
assieme a tutto il resto
e va così lontano
che non avrò nemmeno
il tempo per seguirlo
là dove sta finendo,
forse sarà una piazza,
con un bel pozzo in centro,
o un bornello grigio,
coi mestoli per bere…
E poi ci porta un ponte
all’erta collinare,
ai campi d’erbe incolte
a tratti colorati
dai piselli odorosi ,
così profumati e dolci
e buoni da annusare.
E poi ci sono i vasi,
disseminati ovunque,
e spesso troppo all’ombra
che devo sistemare
e quel castagno, a destra,
che cela il suo tesoro
di funghi mangerecci,
quelli di babbo Giorgio,
porcini e gallinacci.
C’è sempre un gran bel sole,
ma mite, campagnolo,
filtrato dalle fronde,
nel calmo meriggiare.
Tutto è così perfetto,
nella sua imperfezione,
a volte ridondante,
che mi trafigge dentro,
e fa colare il sangue
asprigno e così sincero
del ribes rosso o nero,
ai lati della mia bocca
e della tua che ascolti,
Clicca se vuoi vedere le carpe!
Oggi vorrei
la calma piatta
di un canale,
scolmatore lento
di ogni eccesso
dentro il mare.
La tristezza che incanta
dei brevi ritorni,
il rimpianto che assale…
Gondola affilata
color ebano il cuore
taglia acque di pianto,
già prima di partire
vorrebbe tornare
lungo il canale,
dove ora dondola,
assurdamente.
Ogni parola di perla
pare già detta
e rotola dentro
a un buio forziere
senza aver tempo
di splendere al sole.
Io stessa, i miei passi,
non faccio rumore.
Manca un’ora e quaranta.
Voglio la mia libertà.
Ma ti rendi conto, madre pazza,
che la felicità
che mi hai donato
quando ti sono nato,
me l’hai levata tu,
giorno per giorno,
con le bugie insensate?
Oggi c’è la primavera
qui intorno e il mare
rigurgita azzurro e sale
nelle onde del canale.
Tutto un giocare,
ancora per poco,
poi il sole andrà a tramontare.
Ti ricordi la prima elementare?
Io, in un anno, ho imparato,
come mi avevi chiesto,
a leggere e a far di conto.
Poi non ti è più bastato.
E ora sto chiuso dentro,
quando basta,
otto ore al giorno,
più l’intervallo del mangiare.
Ora che ho perso il sorriso
e molti dei miei bei capelli,
riesci ancora a gloriarti
di avere un figlio impiegato?
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