Oggi, a Castiglioncello,
mi sono seduta al caffè
della piazza, c’era il sole,
niente vento, una metamorfosi
del tempo che germinava viole
nel grembo dell’inverno,
promettendo un marzo caldo
e fecondo. E c’era la mia corte
di passeri affamati, dignitosa,
senza mendicare mi guardava
con tanti occhiuzzi tondi, attenti
e io facevo la mia attesa mossa
seminando briciole a spaglio
con ampio gesto divino,
un paradiso in terra, la manna.
E c’era un piccoletto bruno,
di piuma, diverso dallo stormo,
bello, sano, forte,
ma terribilmente tardo.
E io che fintavo per dargli
un poco di cibo. Finta a destra,
lancio a sinistra. E sono riuscita,
un poco, a sfamarlo, pensando:
Piccolo figlio, troppo mite…
Certe giornate
le avvolgerei proprio
in carta di giornale
prima di buttarle via
nel centro di raccolta
universale,
là dove spezzate
si sfanno le vite,
accumulate rovine
trovano infine
la fine. Io non vorrei
ammorbare l’aria
troppo con le mie.
Ansia da amore,
putredine di viole
e laceranti grida
giallo itterizia
del dolore. Di sera,
l’iris nero solitario
della mia paura,
anche lui a marcire.
In grani di sterile sale
un’usura infinita
della gola. Arsura.
E va bene!
Ti ho fattio ingrassare
ti ho offerto frittelle di mele,
ma hai notato, ieri sera,
mio amore,
come dolci fiorivano i baci
con sentori di primule e viole?
Un tempo sarei morta
alitando fiati di viole.
Così non fu, sono qua
macinata dalla mola
violenta della vita,
versata a fiotti nella gora
e la voce stridente
della morte mi trafigge
come acciaio di katana
Sono tornata
con la primavera
alle calcagna.
Si sente che febbraio
ha l’alito di viole…
Forse ci vorrà tempo
ma non così tanto
e troveremo l’amore.
sarà una o slabbrata
con narici da clown triste
e occhi tondi spaventati
Quando la pietà del marmo
negherà al tuo chiaro sguardo
il mio sembiante disarticolato
di marionetta troppo magra
che nei vestiti larghi e stinti
esegue danze senza tempo
sulla solenne musica del vento
Quando dai nostri incontri
non privi di passioni
secernerai soltanto lacrime,
feconde di recise rose e viole
Quando mi mancheranno voce,
ispirazione, estro, sensi e tempo,
per convincerti ad amarmi,
allora mi vorrai, ma sarà tardi.
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