A passi di viandante
il tempo se ne va.
Stivali di lancette
picchettano il quadrante,
congenita zoppìa
divide in passettini
il giro dei destini.
Tic tac tic tac tic tac,
sempre lo stesso ritmo,
dipende dalla meta
quanto sia svelto o lento…
A passi di viandante
il tempo se ne va.
Stivali di lancette
picchettano il quadrante,
congenita zoppìa
divide in passettini
il giro dei destini.
Tic tac tic tac tic tac,
sempre lo stesso ritmo,
dipende dalla meta
quanto sia svelto o lento…
Eccolo, è lui…
Da un muro all’altro
si lancia di notte
zigzagando la strada
per provocarsi tormento
e poter ululare.
Io lo conosco bene,
il vento,
ha sulle spalle
un mantello pesante
che spazza l’asfalto
e tutto raccoglie,
barattoli, carte, foglie
conglomerati di sporca
disperazione.
E grida il suo pianto
sibilando serpenti,
percuotendosi il petto
fino farlo suonare.
Corre impetuoso
nella gola di case,
un battito forte
di stanchi stivali,
poi apre le braccia
e riprende a volare.
Ti vedo, donna bionda,
quando apro la finestra
presto, ogni mattina.
Attraversi la strada,
butti la spazzatura,
ritorni. Intanto cerchi
le chiavi nella borsetta.
Con la schiena ben dritta
e gli stivali un po’sciupati
percorri la discesa
del garage
con i piedi divaricati,
un passo un po’ da ballerina.
“Chissà se danzerà,
la mia bambina?”
ti domandi pensando
al suo tutù di carnevale
e pensarlo ti fa male.
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