Protesi di corallo
per un pleuronettide
fossile.
Nell’acquario di pietra
ho scolpito ricordi.
Protesi di corallo
per un pleuronettide
fossile.
Nell’acquario di pietra
ho scolpito ricordi.
Quando fa brutto tempo
muto il color grigio pietra,
almeno nella parte di me
che sta molto dentro,
vicino al cuore di lava,
e gemito in rosso esondando.
E siccome non mi è concesso
manifestare la rabbia,
fingo di adattarmi,
irrigidisco la faccia
nel manifesto scontento,
rocciosa creatura di lava
scolpita dall’effusivo tormento.
Quando m’abbandonò l’amore
per non aver trovato la mia via,
marinaio perso nei flutti dei pensieri,
la sua nave ogni giorno più lontana
dalla rotta di casa mia,
la lanterna sempre accesa
del mio cuore cadde in mare
e la notte disciolse in cielo
e dovunque l’inchiostro nero.
Fu così che volle morire
la mia anima illusa dall’attesa
e da tutte le stelle sparite
in cui credeva. Io corsi in casa,
l’anima intanto mi seguiva.
Non la potei più trattenere,
saltò lieve nell’arazzo di seta
e divenne per sempre ed è tuttora
un’attonita geisha giapponese,
io una donna di pietra.
La fossile assurdità
vegetante del Parco Guell,
petrosità rinfrescante
del sempre verde Gaudì,
lo slancio abissale
della volta celeste
coagulata in cemento
della Sagrada Familia
che prega vertigini estreme
di vergini perse
e la chiara trachea
della soffitta
di casa Batllò,
che forse è una balena
e di nuovo il suo azzurro
cielo interno.
La inamovibilità
di macigno
della tua testardaggine
e la leggerezza nel cuore
del tuo esserci sempre
e proprio così…
Danze mutate in volo
Tutte le città di notte
Tu che non mi vuoi amare
Calzini corti rosa
Sandali di suede nero
Mi parla un uomo bleso
Il mio dottore non mi cura
Stradina senza sbocco
Muri di pietra grigia
Mazzi di rose rosse
Com’è vicina l’alba
Tetti sporgenti acuti
Angeli di marmo in alto
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