Muore Maggio
Melomane Malato
Mentre Marosi
Mormorano Melodie
Mendelssohniane.
Maggese Messe
Mollemente Matura.
Micio Miagola
Meridiano Monologo.
Mamma Mia!
Molta Malinconia…
Muore Maggio
Melomane Malato
Mentre Marosi
Mormorano Melodie
Mendelssohniane.
Maggese Messe
Mollemente Matura.
Micio Miagola
Meridiano Monologo.
Mamma Mia!
Molta Malinconia…
Un amore annoiato,
come di un figlio
col genitore malato,
un ombrello, ché tanto
lì pioveva sempre,
più pianto che congiuntivite…
La discesa e poi via Venti,
io, rimbabinita di vetrine
e fare tardi da insolente,
per perdermi il suo sguardo
vagolante, come candela
che si spegne. Per perdermi
quel suo morire piano,
anno per anno, mese per mese,
istante dopo istante.
Così, dopo le gite dai notai,
non sono più tornata, mai,
città mia superba, ma davvero,
che ti apri, mi seduci e non ti dai.
Mi son comprata
un cappottino azzurro
perché d’inverno Il cielo è grigio,
ma questa notte mi domando
se avrò il piacere di indossarlo
e cerco di avocare il mio respiro
a me, perché mi tenga in vita
e lasci strada ai passi veri
e non soltanto a sogni solitari.
Intanto il vento piange e urla,
forse si strappa gli ultimi capelli
e il gorgogliatore parla strano
e a me, pezzo per pezzo,
parte via malato il cuore
e chi mi dorme accanto
è corpo caldo e assai lontano.
C’era la luna grande, quella notte a Livorno,
era sguaiata, discinta, spettinata
slabbrata sui contorni, come una donna sola
e molto disperata. Si affacciava alla soglia
di un cielo iperstellato e non so chi aspettasse,
ma aspettava.
Io zigzagavo in auto per un pastoso sonno,
in veglia per te, piccolo ladro del mio cuore,
mio cucciolotto da pochi mesi nato,
così malato da sembrare alato, come un angelo
che sta per ritornare là, donde fu mandato.
Così pregai la stella più vicina alla gran madre luna
che le dicesse all’orecchio di aspettare,
non aveva bisogno quanto me di quel tesoro,
garante della mia felicità e della stessa vita
di chi l’aveva accolto nella sua dimora.
Così te ne vai, come sempre,
danzado i tuoi sogni
di ragazza strana:
forse una nuova vita
e una città straniera,
da prendere l’aereo
per andarci.
E camminarci dentro
un’emozione grande
da far scoppiare il cuore.
E intanto il mondo cambia
e non è più lo stesso
e passano gli anni
e tu che invecchi fuori
e niente dentro, raschiando
l’ammiccare di speranze
dal fondo di un cielo
sempre più malato e nero
e ti sembrano stelle,
ma sono schegge di vetro…
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