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Telegiornale di domenica 7 maggio mentre suonano le campane del duomo

By Poesia No Comments

Nata nel mondo della vergogna

mi bagno di sangue

in ogni mio giorno,

ne sento l’odore

ne vivo l’orrore,

non voglio sapere,

non voglio vedere…

Travolta le membra

da grande pietà

e rabbia e dolore

per come noi siamo,

noi, figli dell’uomo,

io voglio fuggire,

ma sono pesante

di lutto, di fango,

dell’immonda sozzura

di chi uccide il fratello,

ne mangia le carni

e offre l’agnello…

 

Domenica di mare

By Poesia 7 Comments

Mi fa il nervoso

la domenica e la gente

che va al mare.

Delirio universale.

Le code per la strada,

per noi gente di costa,

sono una tassa fissa,

una condanna certa,

ma senza aver commesso

niente di irregolare.

Fossero felici, almeno,

ma stanno a litigare,

mentre elegantemente

si levano le scarpe

seduti al marciapiedi,

stremati dallo stress

che costa posteggiare.

La moglie col marito,

la figlia col fratello

e sono già sudati,

del tutto inadeguati

a una giornata al sole.

Poi scendon la ghiacciaia

e il vispo canottino,

il babbo, più dotato,

trasporta l’ombrellone

e la spiaggina bianca

per l’idroterapia

di nonna Rosalia.

La mamma, già in bikini,

sballonzola agitata

l’enorme deretano.

Di cozze l’impepata

e la sua parmigiana

ci penseranno loro

a renderlo più sano?

Avanti, miei prodi eroi,

guru del mordi e fuggi,

maestri di speranza,

visto che il mare è bello,

anche se a breve piove!

Ringrazio  Paolo Scarpellini per la foto che illustra i miei versi. La striscia occupata dai bagnanti è pixelata  per tutelarne la privacy.

 

 

 

 

 

 

 

Parlavamo soltanto

By Poesia 7 Comments

Il sogno della vasca e delle more

È stato dolcissimo

sognarti stanotte…

Assopita nell’acqua,

nella mia vecchia vasca

sono stata svegliata

dal tuo cauto accudirmi,

mi asciugavi la schiena,

con un lieve massaggio,

come se già sapessi

che io stavo tremando.

Con un gran telo bianco

mi negavi agli sguardi,

era un sogno affollato

con la gente lì intorno.

E poi mi baciavi

quasi fossi un fratello,

non lo eri per niente:

La mia bocca stupita

lo sapeva sfiorando

quell’asprigno sapore

del tuo fiato agitato,

come more nel sole

con il sangue sui rovi

e noi due là, nel prato.

Voglio dirti una cosa:

Fino ad oggi, al risveglio

non sapevo, ragazzo,

di averti già amato,

noi, divisi dal tempo,

tu, ridente, all’aurora,

io, già volta al tramonto,

parlavamo in quei giorni,

parlavamo soltanto…

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