Un cielo lebbroso
si sfalda sui tetti sghembi
in liquidi umori.
Nel grigio silenzio
scivola il tempo sui cuori.
Malata è la carne d’amore
che il rimpianto divora.
Un cielo lebbroso
si sfalda sui tetti sghembi
in liquidi umori.
Nel grigio silenzio
scivola il tempo sui cuori.
Malata è la carne d’amore
che il rimpianto divora.
La duttile facilità del verso
che si piega e fa musica
come le canne al vento,
mentre il geniale fauno,
giocando col suo flauto,
mi espande nella carne
un fluido sentimento,
donami, divina Erato,
musa d’amore e incanto!
E poi l’altra notte
il varco si è aperto…
Il campanello suona,
(quel campanello
che nessuno mai trova)
e spalanco il portone.
Fuori, solo la notte,
una notte che trema
e io già lo sento,
fortemente lo abbraccio,
finché si fa osseo
e poi cinto di carne
ed è corpo fuggiasco.
Lo trattengo a me contro,
attraverso la soglia,
lo porto alla luce,
e nell’atrio di casa
alla fine lo incontro.
“È Kokoschka” io grido
“è Kokoschka il pittore!”
Chiudo un attimo un occhio
e vedo un suo rosso,
basta un poco di rosso
ed è squarcio nel cuore.
Ha portato per cena
solo umili cose:
una borsa di pane
e verdure in stagione.
Gli osservo i capelli,
sagomati nel nero,
la sua faccia allungata,
e lo sguardo, tagliente,
che seziona la massa
di materie agitate
per dipingermi l’anima
come sempre sa fare,
generoso di linfa.
e di mota e di sangue,
impurità inconfessata
del più puro colore…
Io triste non vorrei
che già finisse il giorno…
Da oltre la parete
io so che tornerai
e che sarà bellissimo
e che sarà incredibile,
fin dentro la mia stanza,
faccia di luna, averti,
saperti ritornato.
Non parlerai di te,
del viaggio ormai passato.
Dovrai baciarmi, invece,
baciarmi ancora e tanto
in ogni punto stanco,
di anima e di carne,
per ogni ora e tempo
in cui mi sei mancato.
Bianca colomba mia,
fatta di latte, carne, vento e luna,
l’amore, loto estremo
di queste vite disperate, disilluse,
sta nascendo sul mio lago
che sorvoli.
E trema. E teme e spera
la carezza di una piuma.
Foto di Segall & C. Piazza della Borsa, 7 TRIESTE
Sconosciuto.
Mai veduto.
Un ramo caduto
quando sua nipote
doveva ancora
sbocciare, poi fiorire
poi dar frutto.
Nonno, ho fatto tutto.
Nonno, di me tu non sai,
ma la mia carne
di te sa tutto.
Sono un riassunto
e quando ti guardo
nella foto esumata
da un tardivo album
ereditato
io mi riconosco
come non mai.
Il mare è arancione,
un letto di luce
un regalo da amante
e drappi d’oro
tutt’intorno.
Emerge dalle onde
e diventa immenso
il cielo: plaghe azzurre
e drappi densi grigi
da funerale tesi.
L’aria così liquida
di metallo fuso
da non respirare.
E musica immaginaria
di silenzio assordante.
E lui il sole liquido cuore
di luce di sangue
di angelo e carne
splendido amante
si cala nel mare.
Mi ama fin dentro
vene e anima
da farmi tremare
E prima di sparire
un attimo prima
mi guarda ancora
una volta:
Un lampo verde
sorriso carezza
e scompare.
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