di angolo retto
si è torto nel cielo
il pino di Aleppo
e graffia l’asfalto
l’unghiolo indefesso
del muschio represso.
Io passo incurvata
dal peso del pianto
chiedendomi quando
il ritorno è concesso…
di angolo retto
si è torto nel cielo
il pino di Aleppo
e graffia l’asfalto
l’unghiolo indefesso
del muschio represso.
Io passo incurvata
dal peso del pianto
chiedendomi quando
il ritorno è concesso…
Tiglio di città, se non ci fossi tu…
Abbarbicato alla speranza
come me, a suggere una vita
che non c’è nel nero asfalto
di questa triste umanità…
Se non ci fossi tu, come farei,
senza guardare in strada
verso l’angolo del chiosco
dei giornali, a capire dall’odore,
che si insinua dolce nelle nari,
che giugno avanza, pur nel grigio
cielo di giorni sempre uguali
e che l’estate s’annuncia
nella tua chioma fitta di fiori?
Nota: Con grande simpatia dedico questa poesia all’amica Ale Marcotti, mentre vi propongo di leggere questo suo bellissimo articolo “Come una maglia prestata” in cui ho rilevato alcune affinità col mio scritto, relative alla suggestione “visiva” dell’olfatto.
Vita dove mi porti?
Piove a dirotto
sui desideri stanchi,
bianca la scala
scende là in fondo,
forse una lettera
nella cassetta,
batte le ali
la mia salvezza.
La pioggia che batte,
al portone bianco.
l’asfalto si fonde,
illusione di vento,
grida il mio tempo
il suo ultimo affanno.
Mille gradini,
come rampe di cielo,
risalita del cuore,
in battiti sciolti,
mentre io vado
penso al ritorno…
(Acquerello di Riccardo Scarpellini)
Il grigio si espande,
waterloose il colore,
piove piano e silente
inesorabilmente
da ore. E mi invade
la mente. Diluisce
i miei grumi in realtà
trasparente.
I pensieri distende,
brevi ombre sul niente.
Un ombrello si affretta
sotto un lembo di cielo
in pigmenti sdraiati
sull’asfalto bagnato,
i riflessi di un passo
che chissà dove va…
L’unica cosa viva
per noi stamattina
è quell’albero in fondo,
anche lui molto spento
dal rigore invernale,
tutto il resto è di asfalto
e la nebbia ci assale.
E dentro la bocca
fra la lingua e il palato
rimangono mute
stagnanti parole.
Se vi avanza un po’ d’amore,
come il polline ai pini in primavera,
che è così abbondante
da sembrare polvere di zolfo
di miniera
e che potrebbe fecondare
persino l’asfalto del tuo andare,
se gli si desse tempo e acqua
e un po’ di quiete vera…
Se vi avanza un po’ d’amore, gente,
scuotete i vostri rami al vento,
e, come fanno i pini, condividete!
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