Se mi stai immaginando
mentre mi leggi,
non creare un avatar
intorno alla mia anima.
La mia anima ha vent’anni
e occhi molto verdi
ma, se un giorno mi incontrassi,
non mi riconosceresti…
Se mi stai immaginando
mentre mi leggi,
non creare un avatar
intorno alla mia anima.
La mia anima ha vent’anni
e occhi molto verdi
ma, se un giorno mi incontrassi,
non mi riconosceresti…
L’anima intinta
nell’acquerello,
colore sperso,
è il tuo pennello.
Pino marittimo
intirizzito,
sveglio
un po’ presto,
sorpreso dal vento
nel primo mattino.
Ribelle assopito,
randagio stanziale,
legato da solo
al ritmo esistenziale,
sgrani gli occhi,
pittore,
sulla tua palude
interiore, verdastra,
pieno di stupore.
Nota: acquerello di Riccardo Scarpellini
Mi gracida la pancia,
un modo futurista
di poetare.
Disperazione gastrica,
malattia metafisica
di un’anima mortale.
Ricominciavo a Settembre
ad amare l’inverno.
Aspettavo il buio, il silenzio,
la precocità della sera.
Il cerchio giallo di luce
disegnato sul tavolo
dal lampadario.
E io ci stavo dentro.
Scrivere. La solitudine.
Il guscio caldo della casa
intorno a rivestirmi l’anima
nuda come una lumaca.
Lo strisciare lento dei giorni,
la lunga scia di parole.
Cercarti. Mentirti.
Dirti: “scaldami, ho freddo!”
Invece era amore…
Non so se finirò questa notte
troppi fantasmi mi vengono a trovare…
L’ossessione del pianoforte
quattro note quattro quarti
per un accordo maggiore
e sopra il miagolio del dolore
i suoi trilli disperati
i sospiri della morte.
Svegliati amore e sposa la mia anima
prima che il respiro del sonno la possieda
pettinami i capelli neri di paura
con i violini delle tue dita esperte
ferma questa grottesca marcia nuziale
sfatta di putrefazione ed ossa sparse
che mi fa esplodere la testa
posami le mani fresche sulle tempie
riscatta il mio respiro prigioniero
bacia la mia vita, falla ritornare…
Cercando anima
come affamato
airone d’inverno
saltello giardini spogli
di speranza. Disperata
pigolo sabbia cinerina.
Muta, affamata.
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