Parlo di me
ai grattacieli della notte,
muraglie di nuvole e stelle
cui, con arpioni uncinati,
s’appigliano le mie vergogne,
i miei sogni e l’urlo d’orrore
di questo mio non dormire
e salgono, brulicanti colonne
di formiche nere nel nero,
fino alla speranza di eterno
celata dal velo del cielo.
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