Giochi di tende
disegna il vento
sulle pareti
gioiosamente
e bioccoli porta
di odore di tiglio
mentre racconta
la primavera.
Ora il mio cielo
è in questa stanza
e la speranza
una dolce chimera.
Giochi di tende
disegna il vento
sulle pareti
gioiosamente
e bioccoli porta
di odore di tiglio
mentre racconta
la primavera.
Ora il mio cielo
è in questa stanza
e la speranza
una dolce chimera.
L’alba tarda
in cucina
ogni giorno di più.
Mi fa male al cuore
aprire le tende
e non vederla più,
al suo posto la notte
è sdraiata sui tetti.
Fra sei minuti, lo so,
alle sette e zero sei,
ritornerebbe,
e il sole con lei,
se però non piovesse
nel grigio uniforme
di un cielo irreale.
Fra poche ore
sarà l’equinozio,
il tempo si adegua
e rotola il tuono,
come se fosse
campana del duomo.
Durerà il giorno
quel tanto che deve,
dodici ore o poco di più.
C’è un mesto colore,
il piombo d’autunno
e mesto è l’odore
di marcio del tiglio
e poi da domani
il giorno si scorcia,
Persefone sposa
va sempre più giù…
Auguro a tutti un felicissimo Autunno!
Già assaporo nell’aria
con il mio naso saccente
qualche sentore d’autunno
e poco capisco l’insistenza del tiglio,
la persistenza mentale dell’odore,
come se il mio cuore battesse
il tempo di giugno e il suo sole.
Lo chiamano rimpianto, ma io no,
quest’anno è stato tutto così uguale
e, per certi versi, brutale. Addio lembi
di estate sdraiata sul mare,
lacerata a sangue dalle unghie
di un vorace dolore, il boia
delle mie ore! Quindi anche l’onda,
col suo trasparente chiarore,
mi rimanda l’olfattiva memoria
algale del nascere e del partorire,
pur nell’ostinata asciuttura
di queste mie misere ore. E respiro,
avidamente respiro anche la neve,
dell’immortale ghiacciaio
che il vento iemale risveglia
in bianche fumate di gelo.
Bellissimo peraltro l’umidore,
senza quasi rumore né odore,
del prossimo inverno a venire.
Tiglio di città, se non ci fossi tu…
Abbarbicato alla speranza
come me, a suggere una vita
che non c’è nel nero asfalto
di questa triste umanità…
Se non ci fossi tu, come farei,
senza guardare in strada
verso l’angolo del chiosco
dei giornali, a capire dall’odore,
che si insinua dolce nelle nari,
che giugno avanza, pur nel grigio
cielo di giorni sempre uguali
e che l’estate s’annuncia
nella tua chioma fitta di fiori?
Nota: Con grande simpatia dedico questa poesia all’amica Ale Marcotti, mentre vi propongo di leggere questo suo bellissimo articolo “Come una maglia prestata” in cui ho rilevato alcune affinità col mio scritto, relative alla suggestione “visiva” dell’olfatto.
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