Ecco che piove, infine.
Forse ci farà bene.
Intanto, qua fuori,
il tavolo deserto
offre il suo grembo
al pianto del cielo.
Nudità del dolore,
grande silenzio
di cani, passeri
e poveri umani.
Lontano, col vento
l’urlo grigio del mare…
Ecco che piove, infine.
Forse ci farà bene.
Intanto, qua fuori,
il tavolo deserto
offre il suo grembo
al pianto del cielo.
Nudità del dolore,
grande silenzio
di cani, passeri
e poveri umani.
Lontano, col vento
l’urlo grigio del mare…
Bere la birra
per dimenticare…
Dimenticare la birra
per salvare i ricordi…
Non so cosa fare.
Infernale la vita
senza i tuoi sorsi
di freschissimo amore,
sete di ricordi,
di quest’ultima estate
di sabbia e risate di sole…
Ma che cosa ti ho fatto
per indurti a partire
e avvelenarmi la vita
da qui agli ultimi giorni?
Altrettanta l’urgenza
di dimenticare…
Portami svelto una birra,
che sia alta di spuma,
come la rabbia del mare,
che graffia gli scogli
in questo gelido inverno,
(a me è toccato restare.)
Portami svelto una birra,
prima che io muoia
lungo stecchito disteso
sotto questo misero tavolo
bara della mia solitudine,
portami svelto una birra,
oste della malora!
Giochi di vino
e luce di candela
per ingannare l’anima
Ampi spazi
dividono la mente
nella quieta follia
Suppurazione del silenzio
gocciola il terrore
macchiando il tavolo
Gettami sui tuoi dolori
bevimi adesso
fino a farmi morire
riversa nell’estasi.
Penosamente,
la scalata.
Sgabello faticoso,
questo,
gonna inadeguata.
In vetta,
aria condizionata.
Il barista
mi fissa
con sguardo
senza meta.
Fuori l’afa.
Pensieri tanti,
posati
sul tavolo nero.
Se li dimenticassi
dentro?
Tanto
ho già pagato…
Guardando un po’ in giro…
Ci sono giardini stupendi
e gente scontenta di averli,
così sono sempre deserti
e ci sono terrazzi piccini
con tanti vasi di fiori
così da sembrare giardini.
Stipati fra porta e ringhiera,
un tavolo, due seggiolini
e senti le voci, passando
e pensi alla cena, all’amore,
ai baci, al fresco di sera.
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