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Il portico di legno dell’hotel, i lavoratori a distanza, la vecchia poetessa e il grappolo d’uva fragola.

By Poesia 3 Comments

Era piuttosto strana la stagione,

piuttosto calda, per essere settembre,

con un’ostinazione nei profumi,

appena dissoluti e putrescenti,

che non sapevi mai, con la memoria,

se fossi a un funerale, al cimitero,

o festeggiassi un grande amore

con una danza, matura e passionale,

bagnata di sudore e di champagne.

Il verde del fogliame ingravescente

in toni gialli, rossi e siccitosi

e l’ombra garantita dal bel legno

del portico coperto dell’hotel…

Swappava un dirigente affaccendato,

un altro che, affannandosi, fumava

e c’era un giovanotto col canino,

che si giocava il suo bel tempo lavorando.

In un angolo, una vecchia un po’ spaesata

scriveva quattro versi rimpiangendo

i tempi quasi eterni del passato

e quei suoi passi bianchi nel giardino,

rincorsi dal destino tramutato

in un giovane suo amante squattrinato.

E c’era un grappol d’uva abbandonato

di color viola e follemente illuso

di poter essere il modello, con le pere,

di un quadro impressionista di Gauguin.

 

Una lonza leggiera e presta molto

By Messaggio ai lettori, Poesia 7 Comments

La lonza e il caprifoglio

Nello zoo di bestie infernali,

la mia preferita sei tu,

amabilissima lussuria,

madre di tutte le carezze,

ritorno all’ Eden primordiale.

Quanto è bello peccare

senza   fare del male!

Aspettando che fiorisca

odoroso il caprifoglio

sul mutevole turgore

delle dune,

tu ti insinui  scivolando

fra le coltri, per l’amore

senza legge né stagione.

Avviso: Carissimi lettori,  per qualche giorno potrei essere meno presente, perché sarò impegnata a “ripulire” il mio fedele computer, per renderlo di nuovo agile come era un tempo. A prestissimo!

Stonehenge in corridoio

By Poesia 2 Comments

Stonehenge in corridoio

Entra il tramonto

di design urbano

dal buco secondo.

Si specchia il sole

alla grigia parete

di fronte

diventando

incandescente.

Poi più niente,

solo un vago lucore.

Architetto geniale!

Potrei calcolare

la stagione e le ore,

così come avviene

nel mio povero cuore.

Dedico questi miei versi a un sagace amico, che mi ha suggerito il paragone.

 

 

I tre giorni di libeccio che vinsero la mia resilienza

By Poesia 3 Comments

libeccio

Dicono che quando il tempo

passa da una stagione all’altra

chi di solito soffre il vivere a vita

senta ancora più forte il gravame

della sua lunga condanna a morte.

Io non so se sono malata, ma il vento,

quello lungo dei tre giorni di tormento,

che porta in grembo il mutamento,

mi scaglia l’anima sui cornicioni

e la sfida ad affacciarsi, poveretta,

alla profondità degli orizzonti.

Intanto fa fuggire dalla stia dorata

un’implume voglia di vittoria armata

e mi lascia vuota sola disperata.

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