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Sopra un mazzetto funebre di Anthurium rosso

By Poesia No Comments

Il fiato della morte

posato suoi bei fiori…

Si spengono i colori

e presto sarà polvere

ogni corolla o foglia,

in triste metamorfosi

che muterà gli odori,

come di fieno o paglia

quando l’estate langue

di sete e pianti amori.

Tutto però è tranquillo,

avviene a poco a poco,

con una dose giusta

di inutile soffrire,

l’accartocciarsi appena,

in rughe dignitose,

il gambo che vien meno

e un giorno si rassegna

e a terra si consegna,

senza nessun rumore.

 

Cicoria da strada

By Poesia 2 Comments

Cichorium intybus, sdraiata nel mio azzurro,

infitta nella terra, sopravvivo. Sono forte.

Sopravvivo agli anni. Sopravvivo ai danni,

alla povertà d’amore che di sete mi fa

spasimare. Ma a che vale? Sono talmente bella,

che la mia povertà ben si cela nella veste

da due lire del mercato. Perché so di cielo,

talmente, che la gente pensa che non mi manchi

proprio niente. E mi lascia troppo sola con tre sogni

così stravecchi che oramai non me ne importa,

se non li posso realizzare. Così, nella sabbiosa estate

in riva al mare, impolverata me ne resto ad aspettare

che malgrado me , che non vorrei, finisca l’estate,

questa, come quella che se n’è già andata,

che, malgrado me, finisca la vita. Tutti sanno

che sono molto, molto amara. Ciò che mi rende amara

è la mia stessa risata. Perché mi è duro sopportare

di essere invidiata. Che cosa c’è di tanto appetitoso,

infatti,  nella dura scorza di una cicoria da strada?

Birra amara

By Poesia 7 Comments

Birra amara

Bere la birra

per dimenticare…

Dimenticare la birra

per salvare i ricordi…

Non so cosa fare.

Infernale la vita

senza i tuoi sorsi

di freschissimo amore,

sete di ricordi,

di quest’ultima estate

di sabbia e risate di sole…

Ma che cosa ti ho fatto

per indurti a partire

e avvelenarmi la vita

da qui agli ultimi giorni?

Altrettanta l’urgenza

di dimenticare…

Portami svelto una birra,

che sia alta di spuma,

come la rabbia del mare,

che graffia gli scogli

in questo gelido inverno,

(a me è toccato restare.)

Portami svelto una birra,

prima che io muoia

lungo stecchito disteso

sotto questo misero tavolo

bara della mia solitudine,

portami svelto una birra,

oste della malora!

La cerimonia

By Poesia No Comments

cerimonia-grande

Fu cerimonia grande

per quanto ci aperse

il cuore. Così da vedere

fremiti di lacrime vere

sotto i cappellini agitati

delle orpellate dame.

Fra il frusciante profumo

delle sete fiorite

il suono sommesso

di promesse scambiate

suonava nel vento

di musiche antiche,

su navate di eterno

si posava l’amore

palpitante di piume

dopo il volo nuziale…

Il vascello

By Poesia 2 Comments

La polena.jpg

Hai visto, tu, nostromo,

com’è passato luglio,

con tutti quei progetti

da ricondurre in porto

fendendo il mare piatto

dell’afa cittadina

nel sole color rame

ed il sargasso infido

di certe ostilità?

Qualcosa è sistemato

qualcosa ancor manca,

noi misuriamo il tempo

sulle provviste d’acqua

e sulla resistenza

a fame, caldo e sete,

poi, verso settembre,

il vento muterà…

Occhi azzurri

By Poesia 4 Comments

bimba in cornice

Ho le labbra secche

di un’insaziabile sete

d’amore e di cose.

Voglio viaggiare

sentimenti nuovi,

trovare l’innocenza

dei tuoi occhi

bambini

e mari chiari.

Però mai più

devo piangere

quando sento clic

il rumore di ferro

del cancello clic

che si chiude

alle mie spalle

quando giunge

il tempo di partire.

Fa parte della vita,

ha detto un saggio,

giorno dopo giorno,

che tu cresca,

Annasofia,

e che io invecchi

sognando di tornare.

Mattino, ore cinque e venti

By Poesia No Comments

cactus pittorici con sole

La tristezza di un giardino

abbandonato estivo,

le sue piccole denutrite

rose, la sete, la gazza,

la tortora funeraria,

il fischio del merlo,

la sedia bianca

che s’appoggia al fico,

la mia quieta insonnia,

il silenzio vizzo dell’ortensia.

Oltre la siepe, il mare,

I gabbiani, i lamenti,

gli sgraziati canti…

La fioritura del cactus

addossata alla veranda.

 

 

 

Sete

By Poesia 6 Comments

rosazzafonteuno

Quando vengo da te

col cuore assetato

e la gola riarsa

dal deserto dei giorni,

quando la voce manca

per raccontare,

quando un bicchiere

d’acqua fresca

sarebbe abbastanza

per ricominciare,

quando una mano gentile

che sfiora la fronte

mi farebbe guarire,

da oggi lo so,

tu non sei la mia fonte.

 

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