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Un’estate a Traso

By Poesia 2 Comments

C’erano le lucciole

d’estate a Traso

nella tarda sera

e palpitavano nei prati

come le stelle in cielo.

Avevamo sepolto

lo sfalcio nelle fasce

a primavera

così il raccolto

prometteva bene.

A me piaceva nel tramonto

guardare illividire

il pomodoro

finché da rosso

diventava nero.

Alle spalle, intanto,

sbadigliava la casa,

aperta sempre

la porta di cucina.

C’era una cameretta

al primo piano,

dopo una giravolta di scale

a scricchiolare

ed il mio corpo lassù

bruciava di passione

che un amore finito

non spegneva.

Se mi affacciavo alla finestra

Il favillìo di stelle

mi graffiava il cuore

e mi sentivo nuda

e bianca e sola

e pronta mai

per ritornare.

 

L’ombelico perduto

By Poesia No Comments

Sono tornata qui con la mente,

paese mio che m’hai tradito

e distrutto e vanificato.

Qui, dove un tempo

respirava col tuo ventre teso

l’ombelico del mondo,

proprio il centro perfetto,

dell’origine del tempo,

mio e di tutto il resto.

Sì, poiché più non ti sento

come il meglio

di ciò che chiamo eterno,

né ti desidero, né ti amo,

né più vorrei ritornare,

son venuta a raschiare

dalla grigia roccia degli alpini,

che fu un tempo la cicatrice

del divenire,

con le unghie dell’ansia

fra i tuoi licheni crostosi,

per ritrovare qualcosa,

un frammento di cielo caduto,

lo smeraldo in una goccia

di rugiada, una speranza

almeno, per ricominciare.

 

Autopsia di un desiderio

By Poesia No Comments

Colpa di chi, ì, ì

se sento quest’eco,

se penso a un bel sogno?

Volevo soltanto

una pausa ai miei giorni

e poi ritornare,

con gli occhi di mare

e la pelle dorata,

già pronta a espiare.

E adesso non so

se vorrò più partire,

gravata nel cuore

dai vostri presagi,

la schiena già curva

di danni e di anni

e le vostre radici

a farmi inciampare

sul sentiero del dubbio,

tortuoso e straniero.

Grazie, ma grazie,

amici solerti,

per cui la speranza

è fonte di danno!

Affidatemi dunque

a medici esperti

con l’autoptico ghigno

già chino sul cancro

dell’estremo sconforto

di chi è già morto dentro!

 

Nota: L’immagine che ho scelto per illustrare questa mia poesia è un acquerello di Riccardo Scarpellini, che mi è sembrato particolarmente adatto ad  esprimere lo sgomento di un’ anima tormentata.

 

 

 

Compleanno

By Poesia 8 Comments

Che un figlio compia quarant’anni

sembra impossibile a una madre,

che si vede ancora intenta ad allattare.

Gli sorride quando passa a salutarla

e si stringe nelle spalle un po’ incurvate

per non sentire tutta la sua fretta

e la sua necessità di andare.

Gli legge gli occhi belli e troppo stanchi

e lo vorrebbe solo consolare

per tutte le promesse che gli ha fatto

quando lo teneva in braccio

per farlo addormentare,

e che la vita non volle mantenere.

E non gli annusa il collo,

come quando era bambino,

mentre si chiede dentro il cuore

se riconoscerebbe ancora al buio

quel suo grande cucciolo sbarbato

profumato, cortese ed elegante

che le illumina la casa quando arriva

e quando se ne va le lascia la speranza

di vederlo ancora ritornare.

 

 

Canto notturno della cugina Mida affacciata alla finestra dalla cornice bianca

By Poesia 2 Comments

Mi pare di vederti, lì affacciata,
alla finestra aperta sulla vita.
Vive la tua pelle di carezze
e il vento questa sera passerà,
alitando un soffio caldo
sulla tua bianca pelle,
il passato nel futuro muterà.
“Ancora amore, Mida, ancora
ti doneranno presto queste stelle!”
cantano i grilli dai trifogli in fiore
di buona sorte profeti e dispensieri.
Nella cornice bianca sulla notte nera
chi passa non ti vede, ma ti sente,
come un enorme battito di cuore
e forse chi ha fortuna percepisce
dei tuoi capelli biondi il timido bagliore.
Ma ti ricordi, cara Mida, questa sera,
com’era bello il nostro antico mare,
dove la notte su pattini d’argento
incideva fantastici sentieri
e scintillava di stelle l’orizzonte
e lontane danzavan le lampare?
Canta per me quella canzone vecchia,
che parla della luna e di perduti amori,
e fai la voce scura e passionale,
così ch’io ascolti e finalmente pianga
su quello che non può più ritornare.

Domenica

By Poesia 7 Comments

sequitur se ipse

Tu, nell’inquieta notte,

sognando di lottare,

agiti le mani in aria

e io te le imprigiono

e penso a Don Chisciotte,

l’eroe dei sognatori.

Poi cerco il sonno invano,

perduta la mia strada

fra giochi di parole

e trucchi  per dormire,

le rime, gli anagrammi,

ogni follia palindroma

e i volti dei miei morti

che vogliono apparire.

Così si fa mattina

e torna il grigio nero

a disegnare il cielo,

un giorno nuvoloso,

malgrado te,  che canti

e vuoi portarmi al mare.

E allora andiamo, amore!

Corriamo la domenica

su strade meno amare

con il perpetuo ansito

dell’asma esistenziale,

un fuoco sotto cenere

che crepita nel cuore:

Qualunque sia la meta,

dobbiamo ritornare.

 

Ore 18

By Poesia 4 Comments

campanaro

Però stasera non è male

che il sole del tramonto

non si veda. Certe volte

porta pace al cuore

il grigiore delle nuvole

nel cielo. Uniformità

degli astri e del sentire,

malinconica realtà

del divenire e tu,

mio caro, caro amore,

tu,  che a prima sera,

pentito, mi sorridi,

appeso al dondolio

del tuo umor nero,

come fossero rintocchi

di campane la fluidità

di questo tuo lasciarmi

e il ritornare…

Panorama

By Poesia No Comments

Aquila

Un piccolo scorcio,

un punto di vista,

lo sai, quando una strada

si arrampica lungo un crinale

e poi dopo una curva ti fermi

e ti pare di poter vedere da lì

tutto il resto del mondo?

E c’è vento e c’è il sole

e se solo ti sporgessi

sai che potresti volare

però un poco hai paura,

anche di guardare?

Teso intanto è il giro

di un’aquila sulla tua testa

l’ala quasi ti sfiora,

così vicina alla vetta

e sai che è una mattina

perfetta e che niente

di così grande e potente

potrà mai ritornare,

riesci a immaginare?

Ecco, così è stato quel giorno

pazza incosciente

profeticamente

ho iniziato il futuro

senza sapere niente…

 

 

 

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