Ancora una volta è finta
la pausa dalla vita.
O è finita la vita,
fino a venerdì sera,
quando lavi in silenzio
la tua anima nera
e riscopri la gioia
di goderti la noia?
Ancora una volta è finta
la pausa dalla vita.
O è finita la vita,
fino a venerdì sera,
quando lavi in silenzio
la tua anima nera
e riscopri la gioia
di goderti la noia?
Colpa di chi, ì, ì
se sento quest’eco,
se penso a un bel sogno?
Volevo soltanto
una pausa ai miei giorni
e poi ritornare,
con gli occhi di mare
e la pelle dorata,
già pronta a espiare.
E adesso non so
se vorrò più partire,
gravata nel cuore
dai vostri presagi,
la schiena già curva
di danni e di anni
e le vostre radici
a farmi inciampare
sul sentiero del dubbio,
tortuoso e straniero.
Grazie, ma grazie,
amici solerti,
per cui la speranza
è fonte di danno!
Affidatemi dunque
a medici esperti
con l’autoptico ghigno
già chino sul cancro
dell’estremo sconforto
di chi è già morto dentro!
Nota: L’immagine che ho scelto per illustrare questa mia poesia è un acquerello di Riccardo Scarpellini, che mi è sembrato particolarmente adatto ad esprimere lo sgomento di un’ anima tormentata.
Mancano sette minuti
all’ora del tè.
Mi pregusto l’aroma,
la pausa
e parlare con te.
Paradossalmente
ho già consumato
il piacere
quasi un dejavu
dei sensi, della mente.
Prendo una pausa
dalla vita mia.
Sono un pierrot
un po’ rococò
che versa una lacrima
in questo bistrot.
E fingo il sorriso,
come le escort
che vengono qui,
con pelle di pesca
e gambe in velluto
su altissimi tacchi,
incrinati equilibri
fra improbabili sogni
e speranze svanite.
Siamo tutti così,
o sconfitti o delusi
e aspettando il futuro
ci beviamo un caffè…
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