di angolo retto
si è torto nel cielo
il pino di Aleppo
e graffia l’asfalto
l’unghiolo indefesso
del muschio represso.
Io passo incurvata
dal peso del pianto
chiedendomi quando
il ritorno è concesso…
di angolo retto
si è torto nel cielo
il pino di Aleppo
e graffia l’asfalto
l’unghiolo indefesso
del muschio represso.
Io passo incurvata
dal peso del pianto
chiedendomi quando
il ritorno è concesso…
Quando ancora crescevano
la felce e il sempervivum
sul muro dei miei sogni
e il muschio antico,
suonava dei miei passi
nella vecchi piazza
il ritmo cadenzato lento,
misurato sul battito di cuore
e chiara la speranza nel mattino
splendeva più del sole
e sotto ai piedi la sentivo
l’acqua di montagna
incanalata che fuggiva
fino al lavatoio per sgorgare
e il sangue dentro al corpo
era così giovane e contento
che mi pareva di scoppiare
e se mi guardavi in viso
vedevi le mie labbra rosse
in lieve movimento per cantare
una splendida canzone di silenzio.
Disparità dei prati
di muschio scabri
che arrampicano monti
di carta piegata.
Acqua di alluminio
inventa una cascata.
Un fiume di specchio
spegne la sete
di un gregge di gesso.
La capanna stellata,
non più che una speranza
già tradita…
E, sopra tutto, le mie mani
a costruire le cose del passato
e nella fonte di acqua vera
le parole che non ho
saputo dire…
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