All’improvviso cielo
arancione malato
cipria di grigio
sole in funerale,
temporale,
prima pare rumore
crepitare di fuoco
ma è acqua sul cuoio
verde della magnolia
invadente
ed è settembre,
prima sudare,
poi tremare, sudario,
volano foglie, volano fogli
rabbia di tuoni repressi
in ribellione
fuori e dentro allo studio
fuori e dentro al cuore,
buio in depressione
totale,
campane lontane
sirene.
Trentotto decibel
di confortevole noia
È una casa gradevole
e molto silenziosa,
la strada celata
dalla stolta magnolia
e la vita che arriva
tutta molto filtrata
dal passato al presente
nelle stanze dei giorni
e la carta moschicida
di un monotono tempo
spenzolata in penombra
a invischiare da sempre
le zampette dei sogni.
Allontanami, o vento,
le foglie di magnolia
immarcescibili
morti viventi
dell’importuno vicino.
Liberami, estate,
dagli aghi di pino
e dal laconico leccio.
Nutro
odio profondo
per le mummie.
Amo l’effimero
giardino di rose…
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