La duttile facilità del verso
che si piega e fa musica
come le canne al vento,
mentre il geniale fauno,
giocando col suo flauto,
mi espande nella carne
un fluido sentimento,
donami, divina Erato,
musa d’amore e incanto!
La duttile facilità del verso
che si piega e fa musica
come le canne al vento,
mentre il geniale fauno,
giocando col suo flauto,
mi espande nella carne
un fluido sentimento,
donami, divina Erato,
musa d’amore e incanto!
Stamattina c’è una luce azzurrina
che gioca coi raggi di sole
e incorona le pietre di strada,
le torri, la gente, le case.
Somiglia alla luce dei sogni
dove, destrutturando gli anni,
sfilaccio parti di me dal passato
per crearmi creatura fatata.
Sto per amare e con voce da elfo
ne canto l’incanto. Non odi?
Fosti tu il ragazzo al mio fianco…
Dai, andiamo a Venezia
io e te da soli. Ti ricordi?
Saziarci d’ali di piccioni,
io che ridevo, ma morivo, intanto,
di paura. E poi sgranare gli occhi,
tanto era l’incanto della laguna.
Un’emozione così grande
la bellezza, per il piccolo cuore,
che ti stringevo la mano,
per aver consolazione.
Stanotte ti ho sognato
e stavi molto male, babbo,
non l’ombra di un sorriso
sul tuo ultimo volto da ospedale.
Dai, facciamolo tornare,
il tuo sorriso,
vediamoci a Venezia,
quando vuoi andare…
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