E poi l’altra notte
il varco si è aperto…
Il campanello suona,
(quel campanello
che nessuno mai trova)
e spalanco il portone.
Fuori, solo la notte,
una notte che trema
e io già lo sento,
fortemente lo abbraccio,
finché si fa osseo
e poi cinto di carne
ed è corpo fuggiasco.
Lo trattengo a me contro,
attraverso la soglia,
lo porto alla luce,
e nell’atrio di casa
alla fine lo incontro.
“È Kokoschka” io grido
“è Kokoschka il pittore!”
Chiudo un attimo un occhio
e vedo un suo rosso,
basta un poco di rosso
ed è squarcio nel cuore.
Ha portato per cena
solo umili cose:
una borsa di pane
e verdure in stagione.
Gli osservo i capelli,
sagomati nel nero,
la sua faccia allungata,
e lo sguardo, tagliente,
che seziona la massa
di materie agitate
per dipingermi l’anima
come sempre sa fare,
generoso di linfa.
e di mota e di sangue,
impurità inconfessata
del più puro colore…
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