Acuzie di roccia,
taglio di ghiaccio,
graffi del tempo
e delle burrasche,
soffia la vita
tempeste di vento,
molto più a nord
di quel che sognasti…
La pietà della bruma
come unico velo.
Acuzie di roccia,
taglio di ghiaccio,
graffi del tempo
e delle burrasche,
soffia la vita
tempeste di vento,
molto più a nord
di quel che sognasti…
La pietà della bruma
come unico velo.
Quel che mi piaceva veramente da bambina
era sdraiarmi perpendicolarmente all’erta
e rotolare svelta giù da un prato di collina
ridendo come pazze, io, la sorella e la cugina,
ebbra dell’abbraccio della velocità crescente
e del baluginar di sole in cielo e del profumo verde
dell’erba oppressa dal mio fiero corpicino.
Non tutto andava bene. C’erano i sassi grossi
e i rovi di confine, c’erano i lividi e i graffi,
le sgridate della mamma e i vestitini sporchi,
ma, in fondo al gioco, il premio sempre:
la voglia di rifarlo, salendo un po’ più in cima.
Sono così stanca
che il fischio del merlo
le orecchie mi fora.
Vedessi la fronda
incolta di rosa
come si stende
di appoggio bramosa
e pesa di fiori nell’aria
odorosa!
Così stanca, come la rosa
non trovo una spalla
su cui rampicare
e penso, oramai,
che questi miei graffi
che porto sul cuore,
muovendomi il vento
a caso, impietoso,
li abbia inferti io stessa,
ma senza volere
e intanto già muoio
fiore per fiore…
La tortora canta,
funerea, in amore.
Sto malissimo.
Sto tre volte più male
di male. Sto uccidendo
i miei giorni depressi
con milioni di stupidi
no. Sono graffi alle porte
del cuore, sono topi
che rodono i muri.
Se son casa, son certa
che crollo, sentirai
nella polvere: crash!
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