Curami la tristezza
strappami via dal corpo
quest’anemia della sera
che mi aderisce alla pelle
seducendomi il cuore.
Dammi amore la forza
di ritrovare in cielo le stelle
di essere fiore danzante
ala di rossa farfalla
spruzzata di polvere nera
anthurium già colto reciso
anima non più prigioniera…
Le sette della chiesa
e un gran silenzio intorno.
Trafitta dal mio spillone,
io, povera farfalla,
giaccio inchiodata al giorno
e tingo di questo sangue
la carne dell’aurora
che lenta si fa rosa.
Un tempo mi si aprivano le ali
se solo pensavo di volare,
la polvere a colori di farfalla
mi si attaccava al dorso
e mi vestiva di splendore,
leggera, colorata, avventurosa,
impermeabile del tutto alla paura.
Ora mi avventuro per la strada
pesante come d’afa e di dolore,
la voglia di partire dentro al petto
e goffi tentativi di fuggire:
Un salto, una rincorsa, un balzo breve
e poi quel tonfo forte di rinculo
dai miei talloni fino in fondo al cuore.
Mi vedo molto brutta
col mio vestito nuovo,
sarà per il colore
o per quel taglio strano,
mi sento intrappolata,
come un serpente ignaro
alla sua prima muta
e il corpo mio agitato
ha voglia di scappare.
Tu dici che son bella,
e aggiungi gli accessori:
“Su questo rosa lilla
metti una stola nera
e chili di collane
girate intorno al collo,
le scarpe allampanate
su tacchi demenziali
e poi una veletta,
le calze forse nere”
e altri cose ancora.
Domani sarà festa,
perché devo soffrire?
Farfalla centenaria,
ho voglia di volare!
Pigramente stagnanti
sul tagliere bagnato,
variegate interiora
di melanzana,
così alla deriva
e alla soglie del sogno,
s’alzano in volo
da dentro la mente
come verde farfalla
a suggere il rosso
di un fiore marcito
sull’acqua di un fosso
e un mostro, una rana,
o un bel pesce palla
le segue, le guarda,
e forse, le mangia.
Una farfalla pesante
con la sua enorme spirotromba
mi sta suggendo il sangue,
metamorfosi larvale
della variopinta speranza
che, più passano i giorni,
più si trasforma in ansia.
E adesso cosa fai,
polvere di farfalla
i sogni le speranze
e nessuno che ci crede?
Lo vedi come sei ridotta,
le ali tutte a buchi
i pigmenti spenti,
i voli raso terra
derisi tormentati?
Urlerò demenziale
se non posso andar via,
dibattendomi piano
nel grigiore autunnale,
poi un tumulo grigio
che continua a sognare…
Ciao. Devo lasciarti
al tuo fragile destino.
Tu, farfalla visionaria
che in ogni goccia
di rugiada vedi Dio
e che non mangi
aspettando di volare.
Io. Accidente immerso
in un miscuglio di cibo
di fanghi di dolore
di sangue e di piacere
un fiume lento denso
che chiamo Vita ed amo…
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