Suona il salterio
questo piccolo vento,
sezionando in cristalli
un freddissimo cielo
in splendori d’aprile,
anomalie di silenzio
ovattando le orecchie
sempre tese a captare
il rumore normale
della vita che va.
Non ci sono gabbiani,
tace il tetto ed al suolo
solo asfalto e abbandono.
La domenica qui
pare proprio un deserto,
non importa per quanto
la campana del duomo
ha chiamato e chiamato
le sopite virtù
di una fede ormai morta,
di una Pasqua che fu.
Ma qualcosa si muove,
rattrappito dal gelo,
stracci sporchi sciorina
un risveglio a fatica,
sotto il portico scuro,
sulla panca di pietra,
sui gradini maestosi
dell’ufficio postale.
L’ungherese sta bene,
gli altri ancora non so.
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