Mi pare di vederti, lì affacciata,
alla finestra aperta sulla vita.
Vive la tua pelle di carezze
e il vento questa sera passerà,
alitando un soffio caldo
sulla tua bianca pelle,
il passato nel futuro muterà.
“Ancora amore, Mida, ancora
ti doneranno presto queste stelle!”
cantano i grilli dai trifogli in fiore
di buona sorte profeti e dispensieri.
Nella cornice bianca sulla notte nera
chi passa non ti vede, ma ti sente,
come un enorme battito di cuore
e forse chi ha fortuna percepisce
dei tuoi capelli biondi il timido bagliore.
Ma ti ricordi, cara Mida, questa sera,
com’era bello il nostro antico mare,
dove la notte su pattini d’argento
incideva fantastici sentieri
e scintillava di stelle l’orizzonte
e lontane danzavan le lampare?
Canta per me quella canzone vecchia,
che parla della luna e di perduti amori,
e fai la voce scura e passionale,
così ch’io ascolti e finalmente pianga
su quello che non può più ritornare.
Vorrei che si chiudesse
la cortina della notte,
io dentro, il resto fuori,
ma c’è ancora quel rumore
e il gabbiano piange il mare.
Per il resto, non va poi così male:
il novilunio già mi oscura,
nemmeno una canzone
canta la strada, tace la paura.
Quando ancora crescevano
la felce e il sempervivum
sul muro dei miei sogni
e il muschio antico,
suonava dei miei passi
nella vecchi piazza
il ritmo cadenzato lento,
misurato sul battito di cuore
e chiara la speranza nel mattino
splendeva più del sole
e sotto ai piedi la sentivo
l’acqua di montagna
incanalata che fuggiva
fino al lavatoio per sgorgare
e il sangue dentro al corpo
era così giovane e contento
che mi pareva di scoppiare
e se mi guardavi in viso
vedevi le mie labbra rosse
in lieve movimento per cantare
una splendida canzone di silenzio.
Ahi… di noi cosa resta?
Forse una canzone,
forse nemmeno quella,
una risata, una speranza,
come sole impigliato
fra i capelli, che il vento
passa e se la porta via.
Ti ricordi, amore, quando
eravamo così ubriachi
di quella grande attesa
di essere felici? E il tempo
che avevamo! E il colore
più verde dei miei occhi
e tu che ci nuotavi dentro,
perso nel gran mare.
Nei nostri corpi snelli,
specchiati alle vetrine,
età dell’oro, onore e gloria
per noi e i nostri figli
illusi vedevamo…
Commenti recenti