Questa notte farà freddo,
me lo dice il cielo
di cristallo nero.
Lo vedi come tremano
le stelle? Rientriamo.
La nostra vecchia casa
è tutto ciò che abbiamo
col solario grande esagerato
buono solo per l’estate,
ma affacciato sull’inverno,
adesso.
Poi c’è la camera nuziale
dietro la porta spessa in legno
con la culla pronta
accanto al nostro letto
e ha già il buon materasso
di foglie di castagno.
Tu sei bella, grande e sana
e un giorno, spero presto,
avremo un bel bambino.
E noi staremo lì a vegliarlo,
la finestra col suo occhio
guarda il vicolo stretto.
Tanto tempo fa un angelo
ci è passato attraverso
ed era stato un ragazzino,
portato via dal vento pazzo
marzolino che gli rubò il respiro
e non ci fu nessuna cura
per farlo ritornare.
Tremi? Vuoi che dormiamo
in cucina? Ma la stufa è spenta
ormai da un pezzo. E la porta
dà sull’orto, assediato dalla brina.
Aveva ragione zia Paolina:
“Sposate a Primavera, non adesso.”
E sono stato solo io a volerlo,
asino che sono per amore,
e tu ora tremi…
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