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Telegiornale di domenica 7 maggio mentre suonano le campane del duomo

By Poesia No Comments

Nata nel mondo della vergogna

mi bagno di sangue

in ogni mio giorno,

ne sento l’odore

ne vivo l’orrore,

non voglio sapere,

non voglio vedere…

Travolta le membra

da grande pietà

e rabbia e dolore

per come noi siamo,

noi, figli dell’uomo,

io voglio fuggire,

ma sono pesante

di lutto, di fango,

dell’immonda sozzura

di chi uccide il fratello,

ne mangia le carni

e offre l’agnello…

 

Rientra cantando/un mattino senile/nel vaso sbilenco/dei giorni finiti…

By Poesia 3 Comments

Perché, mi domando,

quel vecchio era lieto?

Garrivano intanto

rottami nel vento,

di navi sfinite,

bizzarre polente,

ma molto tornite.

Era solo un poeta

che, come è costume,

un po’ delirava,

parlando di rondini

e fiati d’aprile.

Noi scettici, intanto,

tremavamo nel manto.

Il sole d’inverno

pareva cristallo,

cantava d’argento,

però trafiggendo

la mano grinzosa

e lentigginosa

del vate inquietante

che, benedicendo

ora questo ora quello,

invocava la pasqua

stillando il suo sangue

di povero agnello.

(Dedicata ai poeti, che al primo sole d’inverno, cantano la primavera e ci credono pure.)

 

 

Come va?

By Poesia No Comments

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C’è un vento tremendo, amore

che smentisce il sole.

Che sia caldo non importa,

frusta i ricordi, pungola il cuore.

Quante volte ho dormito

come un agnello mansueto

fra i tuoi zoccoli insonni

di stallone irrequieto?

Se si aprisse il recinto,

resa folle anch’io

dal fiato della vita

che, benché tardiva,

ancora spira,

fuggirei ventre a terra

oltre al verde dei prati,

oltre all’azzurro del cielo,

fino alle frange del tempo,

nubi bianche gelate,

appese all’orizzonte estremo.

 

 

 

 

 

 

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