Acuzie di roccia,
taglio di ghiaccio,
graffi del tempo
e delle burrasche,
soffia la vita
tempeste di vento,
molto più a nord
di quel che sognasti…
La pietà della bruma
come unico velo.
Acuzie di roccia,
taglio di ghiaccio,
graffi del tempo
e delle burrasche,
soffia la vita
tempeste di vento,
molto più a nord
di quel che sognasti…
La pietà della bruma
come unico velo.
Si può telefonare
in paradiso e chiedere
del tempo che verrà?
Ci sei, mammina mia
bizzarra, che mi dicevi
tristi verità?
Avevi la profetica virtù
di dar ragione al vero
e non ai sogni,
vecchia Cassandra
dagli occhi color cielo
e il cuore scarso di pietà…
Così, se nell’eternità
ci vedi ancora meglio,
dimmi, di me che ne sarà?
Il sublime subliminale
vibra sull’arenile,
sostiene le mie ali
e la libertà di volare.
Mi potresti sentir gridare,
sono la poiana in amore
e il falco predatore.
Come sono piena, adesso,
nei confini dell’estasi
tra l’essere e il divenire!
Sono il cielo che si sversa
nell’azzurro ibernale del mare
e trattengo sulle spalle
la neve che si attarda
giù dal colle fino a congelare
le lamine d’acqua
di un breve temporale.
E mi specchio e mi piaccio,
sono il mattino del mondo,
dentro un dio molecolare…
Ancora una volta ringrazio Paolo Scarpellini per questo magnifico scatto, che ispira e illustra la mia poesia
Tanto per parlare di bei giorni,
quanto ci interessava festeggiare?
Più per mostrarci che per amore
uscivamo agghindati a far baldoria…
Se ci ripenso, io mi domando adesso:
Quanta felicità raccoglievamo?
Io vorrei stringere una rosa
perché amo il rosso e il suo carnato
e la delicatezza del profumo
e vorrei restare dove sono adesso,
ma senza saper d’esser in prigione
e non provare tutta questa noia,
non perdere i miei giorni sospirando,
così sicura del tuo amore, adesso,
che mi addormento senza fare sesso,
cucino delle torte così buone
che non le chiedo certo al ristorante,
ma, caro amore mio, fedele vecchio,
vorrei non guardarmi nello specchio,
tornare indietro e ritrovarti ancora,
senza l’epidemia che ci rincorre
e il sangue così caldo nelle vene
da imporre all’uno e l’altra:
“State insieme!”
Freddissimo
Estremo
Brivido
Bisturi
Rigido
Acciaio
Incideva
Occaso
Oriente
Inclemente
Appannava
Rosate
Bambagie
Batuffoli
Erranti
Flagellati
Ringrazio Paolo Scarpellini per le due foto che mi ha prestato per illustrare il mio acrostico
Di nuovo mi ha assalito
il tarlo del pulito.
Apro gli armadi
e getto via l’usato.
Abiti striminziti,
di molto inadatti
ai protesici andazzi.
Sono ricordi,
svolazzi carini,
ma piccolini.
E allora buttiamo,
anzi, se trovo il modo,
doniamo.
(Il Corona ha proibito
di spartire il vestito.)
E se guarissi?
Brinderemo
e nuovi stracci
compreremo!
Giallo e beige,
verde e azzurro,
indistinguibili
a quest’ora.
Anche mia nonna
scambiava i fili
e di mattina
se ne accorgeva.
Che fiori strani
abbiamo creato
nei nostri ricami!
E quando col mio bimbo
giovavamo a Rami,
io perdevo,
tradita dal rosa
e lui se la rideva…
Semplici ricordi
e una strana voglia
di riassaporarli.
Incalzare del tempo,
dolcezza di allora…
Tu, acquerellista ansioso,
che non ti godi l’attimo del cielo
che sotto il pennello nasce e il tuo mondo,
che fiorisce di monti o grattacieli
a tua esclusiva discrezione, rallenta,
ti prego! Lo sai che dipingi
come se non ci fosse un domani?
Non ti piace giocare con i veli formati
dall’acqua che al colore si sposa?
È la stessa materia dei tuoi mari,
e di quelli di dio, nel giorno della creazione.
Nota: L’immagine che ho scelto per illustrare la poesia è una mia fotografia di un acquerello di Riccardo Scarpellini, una vera anteprima ancora umida, che qui presento con grande piacere.
Certe volte credi di salire
su una giostra per bambini,
ma poi quella prende a far male.
Così è la vita, che gira sghemba
e ti atterra con brusche frenate
e pazze rincorse e accelerazioni
da far scoppiare il povero cuore.
È così adescatrice con sogni a colori
e musiche dolci e marce trionfali
che a ogni giro ci caschi
e paghi il biglietto e la implori:
“Che ci sia un’altra corsa
e un’altra corsa ancora…”
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