A te non lo racconto,
che tanto non capisci.
Lo dico alle finestre,
a questi muri chiusi,
all’antro delle notti,
graffite dalle fiere
di demoni mentali.
Io sono molto triste,
dagli alluci ai capelli,
nelle anse intestinali,
negli atri e nelle arterie,
in vene e capillari,
nelle orecchiette e reni,
nei bronchi e nei polmoni,
nelle mie proteine,
nei miei tessuti tutti,
nel vortice incessante
del trend molecolare,
nel codice genetico
che rischia di sbagliare.
Io sono un animale
che fiuta un grande male
però non trova tane,
né strade per scappare,
essendo il suo nemico
del tutto senza odore,
più piccolo di un seme,
del polline di un tiglio
più zitto della morte,
che tanto è il suo compare.
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