“Io stasera proprio
non lo so…
Mi sento gloomy…”
“Però il cielo no,
è sempre bello,
da quassù.
Clean and clear,
diresti tu.”
“Io stasera proprio
non lo so…
Mi sento gloomy…”
“Però il cielo no,
è sempre bello,
da quassù.
Clean and clear,
diresti tu.”
Una falce di fuoco
fa fieno nel cielo
mietendo le nubi
per farle appassire
e par che si muova
con un gesto lento
guidata da mani
di invisibile eterno.
Lontana stormisce
la voce del vento…
Lui è tornato,
il trombettista stonato
di besame mucho,
e ha ampliato il repertorio,
dopo un mese e passa
in cui era sparito.
Suona all’angolo di casa mia,
stasera a quest’ora,
che, col fuso orario
di questa mia città
indolente da sempre,
è l’ora dell’aperitivo
e non ci sono santi.
Chi allatta, allatta al bar
e c’è un asilo nido
sotto il tendone rosso
al freddo di novembre
ed è pure strappato.
Come il musicista
sgangherato
rattoppa brani alla rinfusa,
pescando fra i buchi
della memoria ubriaca,
così fa l’anima guasta
e cerca nel passato
qualcosa di diverso
dal dolore
e non lo trova.
E suona quasi a morto
la campana della chiesa,
ma non potrebbe
adeguarsi, dico io,
a questa nostra volontà
disperata di sperare,
adeguarsi al nostro ritmo
e festeggiare?