Assurdità in equilibrio
come una palla morbida
per la riabilitazione
sulla stampante dello studio
ferma immobile, relitto
nell’urgenza di far posto
al robot aspirapolvere,
altra anima di una vita
sempre più artificiale.
Fuori intanto giace la corte,
fazzoletto fra i palazzi,
geometrica, fumettisticamente
claustrale. Eppure. Chi molcirà
l’abisso della vuota solitudine
che ogni sera mi assale?
Forse i pallini di Lichtenstein?
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