Mi ricordo giganti di sassi,
una terribile arsura,
nessuna gioia la meta
e un brutto ritorno a fatica.
Tutto ebbe inizio quel giorno,
da là io continuo a cadere
verso il fondo del tristo finire.
Mi ricordo giganti di sassi,
una terribile arsura,
nessuna gioia la meta
e un brutto ritorno a fatica.
Tutto ebbe inizio quel giorno,
da là io continuo a cadere
verso il fondo del tristo finire.
Quel che mi piaceva veramente da bambina
era sdraiarmi perpendicolarmente all’erta
e rotolare svelta giù da un prato di collina
ridendo come pazze, io, la sorella e la cugina,
ebbra dell’abbraccio della velocità crescente
e del baluginar di sole in cielo e del profumo verde
dell’erba oppressa dal mio fiero corpicino.
Non tutto andava bene. C’erano i sassi grossi
e i rovi di confine, c’erano i lividi e i graffi,
le sgridate della mamma e i vestitini sporchi,
ma, in fondo al gioco, il premio sempre:
la voglia di rifarlo, salendo un po’ più in cima.
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