Il silenzio mi ovatta
sempre verso le cinque
mi sigilla le nari
e mi riempie la bocca
per levarmi il respiro,
sintonia fra il sentire
ed il cielo a quest’ora.
uniforme grigiore,
punteggiato di uova
come un nido di ragno,
di corpuscoli neri,
minimali rumori:
voci in strada, gabbiani,
l’asma stanca del bus.
E le cose qui intorno
in suicidio corale
delle forme nel caos
della luce che scema
in notturna unità,
poi più niente, la mente
è la sola che resta,
solamente la mente…
Alle sei le campane.
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