Mi dispongo a ritrarti
mi arrabatto arrangiando
le dita in tormento.
Perché io son così:
scolpisco la carta
con il mio movimento.
Trascinando nel bianco
il nero inchiostro, lo diluisco
e, mescolando, piallo il livello
fino a quando ne sorge
qualcosa di bello:
uno zigomo stanco
il tuo occhio da rospo,
ed il naso rapace
alle soglie del fosco
sorriso tuo amaro
con le pieghe di scuro
che ci ghigna sul grugno
quanto un tempo hai sofferto.
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